AGNESE PINI
Editoriale

Droga e locali, smettiamola con le ipocrisie

Il commento della direttrice de "La Nazione"

Agnese Pini, direttrice della "Nazione"

Firenze, 3 novembre 2019 - Andavo alle superiori quando un mio amico morì in un incidente. Era notte fonda, stava tornando a casa da una festa, guidava lui, in auto era solo e non fu colpa di nessuno. Cosa sia accaduto non lo sapremo mai. Lui aveva 18 anni, al suo funerale partecipò tutto il suo liceo, nessuno di noi lo ha mai dimenticato, né è mai riuscito a rispondere, a distanza di quasi vent’anni, alla domanda sul perché sia potuto finire così: la mattina era vivo, aveva camminato negli stessi corridoi di sempre, si era seduto allo stesso banco, aveva risposto agli stessi prof, aveva diviso la merenda con gli stessi compagni. E all’alba del giorno dopo, semplicemente, non c’era più.

Come si può giustificare una cosa del genere? Due settimane fa è morta una ragazza di 19 anni: si chiamava Erika e viveva a Vinci. La strada non c’entra: aveva preso una pasticca di troppo in discoteca. Anche lei, come il mio amico, era poco più che una ragazzina ed era uscita di casa solo per divertirsi un po’. La mattina era viva, aveva chiacchierato con i genitori, la sera li aveva salutati con le solite parole di sempre. E quella stessa notte non c’era più. Di nuovo: come si può giustificare una cosa del genere?

Non voglio cercare colpevoli nella società, nella polizia, nella cultura, nell’educazione, nella famiglia. Ma parto da un dato di fatto, senza ipocrisia né moralismi: la droga è alla portata di tutti, anche economica, e si acquista (e si consuma) più facilmente delle sigarette. Quando mi occupavo di cronaca nera, una notte feci un servizio sullo spaccio in orario movida: ero in centro a Milano, ma la situazione è su per giù la stessa in tutte le città italiane. Nelle strade, nelle piazze frequentate dai ragazzi, procurarsi una dose di più o meno qualunque cosa (cocaina, eroina, droghe sintetiche) è facilissimo. Gli spacciatori sono come fantasmi: sono loro che vedono te, non hai neppure bisogno di cercarli. A questo punto, pensare che la droga non entri o esca con estrema facilità da qualunque locale, più o meno ben frequentato, è ridicolo, e dire che "si fa già tutto ciò che è possibile" per eliminare il problema è ipocrita.

Fa bene il consigliere regionale toscano Stefano Scaramelli a proporre nuove regole per i locali (come abbiamo raccontato su La Nazione): non tanto perché la chiusura entro le 4 o i defibrillatori in pista risolvano da soli il problema, quanto perché portare su un tavolo politico un tema che si esaurisce di solito nei commissariati o sulle colonne dei giornali aiuta a far sentire questa come un’emergenza davvero di tutti. Solo partendo da qui certe morti possono cominciare a trovare un senso. E noi possiamo cominciare a lavorare davvero, a distanza di vent’anni come di due settimane, perché non accadano più.