PIER FRANCESCO DE ROBERTIS
Editoriale

Ambiente blocca Italia

L'editoriale

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 9 aprile 2017 - DISTURBARE il passero innamorato per rimettere in piedi una linea ferroviaria usata ogni giorno da migliaia di pendolari costretti invece a prendere i bus? Guai. Tagliare un olivo per far passare un gasdotto che permette di usare meno petrolio per riscaldamento? Sia mai.

Pare difficile da credere, ma in quest’Italia dei veti incrociati, schiava del politicamente corretto e di un ambientalismo straccione, le vicende della linea ferroviaria Siena-Grosseto e le polemiche sul gasdotto pugliese si intrecciano e regalano un quadro metà beffardo metà inquietante che ci rappresenta un Paese in preda al cupio dissolvi dell’immobilismo fatalista.

BASTANO i numeri del gasdotto pugliese per comprendere la drammaticità della questione: 550 chilometri in Grecia, 215 in Albania, 105 sotto il mare, 8,2 in Puglia. Per il tracciato in Grecia e Albania nessun problema, le ruspe sono già in azione, per gli otto chilometri in Puglia apriti cielo. E con tutto il rispetto parliamo di Grecia e Albania, non del Giappone campione di efficienza e modernità. All’estero si funziona mentre in Italia tutto è difficile, tutto si blocca. Siamo ormai un paese ingovernabile. Se non è un Tar ci pensa un comitato, se non è un comitato tocca a una procura, se non è una procura ecco un vigile di quartiere. E se il vigile si distrae, ecco che irrompe un passero, un passero innamorato, i cui amorosi sensi valgono più dei disagi dei pendolari e dei costi che la comunità sostiene per farvi fronte. Per cui fermi tutti, il volatile deve covare e non disturbiamolo. E se lo stop ai lavori è ritenuto troppo drastico, ecco che in certi casi viene anche ordinato l’impiego di macchinari a basso impatto acustico, costosissimi, col medesimo fine di non distrarre la bestiolina dai suoi istinti procreativi.

E CHE importa se nelle nostre città respiriamo aria putrida, se il rumore ci assedia tutto il giorno, se il traffico ci manda pazzi, se viviamo nella società col minor tasso di natalità della storia perché tutto è organizzato per non mettere le donne in condizioni di fare figli. L’importante è che si riproduca il pennuto, lui sì e non le nostre potenziali mamme, l’importante è che l’ulivo resti al suo posto perché a tagliarlo poverino sente male. Andiamo avanti così e la fine arriverà molto prima di quanto ci possiamo aspettare.