Gabriele Canè
Editoriale
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La guerra di Peretola

Firenze, 28 giugno 2024 – Bisogna solo avere pazienza: la soluzione finale è dietro l’angolo. Anno più, anno meno. Del resto, per uno scalo che aspetta da decenni, il tempo è una variabile indipendente. Un optional. Come ricorda spesso con saggezza (e pazienza) Roberto Naldi, l’ Ad di Toscana Aeroporti, la soluzione è già allo studio operativo di tutte le aziende del settore: gli aerei a decollo e atterraggio verticale. Arriveranno e partiranno a perpendicolo, come angeli, silenziosi, non inquinanti, green, in uno spazio grande come uno stadio, il Franchi, ad esempio, se saranno finiti i lavori. Questo taglierà la testa al toro: la pista di Pererola non solo non dovrà essere allungata, ma potrà addirittura essere accorciata per fare spazio ad altre specie rare di animali e vegetali che già ora vivono, assediate, nella magica oasi della Piana. E se sarà già più lunga e costoso smantellarla, pazienza, ci faremo una pista per i kart. In attesa che tutto ciò accada, il problema Vespucci si ripropone identico come un clone invecchiato. Con i lavori di ammodernamento dello scalo che stanno per iniziare, e i sindaci di Sesto e Campi, oltre a quello di Prato, che hanno ribadito e documentato il loro no: "Quella pista non s’ha da fare, non si farà". Argomentazioni serie, intendiamoci, non inedite peraltro. Un fuoco amico di cui si conosce tutto: eserciti, armi, terreno. Una guerra dei 50 anni, minimo, in cui un punto fermo come il Masterplan approvato dopo mille passaggi e riscritture, resta come la donna nel Rigoletto: mobile. Dunque ripartiranno esposti, contro deduzioni, ricorsi il cui esito in fondo è secondario rispetto all’osservazione più evidente e sconfortante: passate le elezioni, tutto torna alla vecchia, cara "normalità". Per Peretola, e non solo, vale insomma la legge di Lavoisier: "Nulla si crea nulla si distrugge, tutto si trasforma". Con un punto interrogativo sull’ultima parte. Ovvio.