FRANCESCO CARRASSI
Editoriale

Il maltempo si combatte

L'editoriale

Firenze, 3 novembre 2018 - L’ultima ondata di maltempo ha confermato che quando l’allerta sale e entra in zona rossa ci si può aspettare, dal cielo ma anche dal mare, di tutto. Ovvero ci possiamo dover misurare con raffiche di vento e precipitazioni che un tempo erano davvero fenomeni rari e che adesso sono sulla strada di diventare non solo sempre più frequenti, ma stanno per diventare la “normalità”.

Cambia il tempo, il pianeta cambia volto. Dobbiamo cambiare noi. Di fronte alle potenziali devastazioni dobbiamo difenderci. E ogni giorno pensare alla nostra madre Terra. Anche in questi giorni abbiamo potuto vedere che la macchina della protezione civile si è andata perfezionando. Alcune opere pubbliche mirate sono riuscite a dare la dimostrazione che quando si vuole si può prevenire e talvolta gli interventi di ripristino dei servizi hanno dato i risultati attesi. Ora la domanda che ci dobbiamo porre è questa: ci affidiamo alla sorte, al destino, alla fortuna, e restiamo così inerti in balia del maltempo sempre più “cattivo” o ci attrezziamo per contrastare le conseguenze? 

Mentre si continuano a perfezionare sia la macchina che tiene sotto controllo l’evolversi dei fenomeni sia quella di protezione civile, sarà sempre più necessario programmare, oltre alle opere pubbliche di difesa (ad esempio si accelerino le opere in programma per la sicurezza dell’Arno attese da oltre 50 anni) anche piani di pulizie adeguate delle città, dalle condotte di scarico ai canali da tener sgombri, agli alberi. E a proposito di alberi, si è visto come l’ultima ondata di maltempo ne abbia abbattuti a centinaia. Alberi dunque che non sono statue, immobili, ma essere viventi, per cui vanno curati ma che quando c’è da tagliare si tagli.

Un albero malato può voler dire un morto potenziale. E’ l’ora di ripensare dunque anche ai comitati che si “aggrappano” agli alberi per le loro proteste. Basta con i no, e con le strumentalizzazioni anche delle minime cose. In gioco c’è ben altro. Destiamo però risorse adeguate alla manutenzione del verde, si facciano controlli continui e mirati. E così deve essere per sottopassi e strade per una manutenzione altrettanto puntuale e costante. Basta anche sentir dire ‘adottiamo un tombino’. Ognuno si prenda le sue responsabilità perché davvero non sono più accettabili le competenze ingarbugliate e sovrapposte: capite che non è possibile che la competenza di un ente si fermi un centimetro sopra il suolo e quella di un altro ente a un centimetro sotto.