FRANCESCO CARRASSI
Editoriale

Rifiuti d'oro

L'editoriale

Firenze, 21 gennaio 2018 - I rifiuti si producono in abbondanza, frutto della nostra società del benessere. Lo smaltimento costa sempre di più anche se la tecnologia ci viene incontro. Quale può essere la strategia più adeguata per "difendere" le bollette e rispettare l’ambiente? Il confronto tra tesi, spesso contrapposte, diventa quasi sempre inconcludente e incontrollabile provocando un’inerzia e uno stallo che a loro volta producono altri danni.

Dagli esempi che abbiamo sotto mano ci sono pochi Comuni che riescono a risolvere il problema (e anche guadagnarci) facendo pesare meno il costo sui cittadini e Comuni, invece, che non ci riescono e ai danni aggiungono figuracce e costi esorbitanti per trasferire i rifiuti altrove. Costi che ricadono pesantemente ovviamente sui contribuenti. Il caso di Roma è eclatante. L’incaglio che si avverte con maggiore frequenza è quello rappresentato dagli strumenti alternativi alle discariche d’oro. In particolare quando si parla del termovalorizzatore, soluzione che nonostante i progressi tecnologici, riesce ancora a dividere.

Anche in Toscana la questione tiene banco. Il governatore Rossi, come riportato in anteprima dal nostro giornale, ha annunciato di voler dare un nuovo assetto al Piano regionale dei rifiuti sostituendo il tanto discusso impianto dell’area fiorentina (termovalorizzatore appunto) con uno o più digestori anaerobici. A parte il ritardo con il quale ora si vuole affrontare la questione, si ripropone il confronto tra «termo» e digestore. E su ciò è stato il presidente di Confservizi Cispel della Toscana De Girolamo a spiegare che mentre i termovalorizzatori sono tecnologie adatte a trattare rifiuti indifferenziati non riciclabili, ovvero quel 30% che rimane dopo aver fatto la raccolta differenziata del 70%, oltre gli scarti di questa, i digestori anaerobici sono invece tecnologie che trattano la frazione organica raccolta in forma differenziata, una parte quindi del 70%.

Si tratta insomma di due impianti diversi, non sostituibili l’uno all’altro e che servono entrambi. Ma se non sono tecnicamente sostituibili i due tipi di impianti si torna inesorabilmente all’inizio, cioè alla scelta obbligata: termovalorizzatore sì o no. È nostro compito richiamare alla responsabilità perché la posta in gioco è alta per il rischio di ritrovarsi nelle condizioni inaccettabili di Roma ma anche di tante altre regioni e città del Mezzogiorno. Non è neppure pensabile di fare i tira e molla e di mettersi quindi nelle condizioni di entrare in emergenza e di dover esportare quindi quel 30% non riciclabile, andando a elemosinare in giro l’ospitalità concessa a caro prezzo (un danno di immagine che la Toscana non potrebbe permettersi). I rifiuti, urbani, industriali e altri, vanno smaltiti nel migliore dei modi, sfruttando tecnologie e rispettando l’ambiente e non a costi da strozzini. La strada è solo questa.