FRANCESCO CARRASSI
Editoriale

I tentacoli mafiosi

L'editoriale

Firenze, 11 novembre 2018 - Tre cittadini stranieri sono stati arrestati dalla polizia di Pistoia con l’accusa di intermediazione illecita e di sfruttamento del lavoro. I tre, secondo gli inquirenti, sfruttavano braccianti, tutti stranieri , nei vigneti e negli uliveti non solo a Pistoia, ma anche nelle province di Prato, Firenze, Siena, Lucca, Arezzo e Pisa. La polizia ha posto sotto sequestro i quattro furgoni con cui trasportavano sui luoghi di lavoro la manodopera che veniva retribuita con circa 4 euro effettivi. Sono stati perquisiti due studi commerciali di Pistoia in uso a un consulente del lavoro denunciato. La notizia ha fatto riaccendere i riflettori sui fenomeni che credevamo non appartenessero ai nostri territori. Toscana e Umbria invece non sono indenni da fenomeni malavitosi come il caporalato, come le eco mafie e in generale le penetrazioni mafiose.

Casi, esempi, denunce ci arrivano dalle inchiesta della polizia proprio sulla piaga del caporalato, dai rapporti di Legambiente e da quelli sulle mafie.  Guardando bene in faccia la realtà arriva la conferma che quanto a ecomafie laToscana mantiene addirittura la posizione più alta, in classifica, tra le regioni del centro-nord e resta pure stabile, al 6° posto, nella classifica nazionale, subito dopo quelle a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio. 

Pochi discorsi, qui a parlare sono ancora una volta i numeri. Rileggiamoli insieme: 2.138 infrazioni accertate, corrispondenti al 7,1 per cento sul totale dei reati accertati su scala nazionale. Con in più che in linea generale, quest’anno, si registra un peggioramento nel settore del cemento illegale - la Toscana sale dal 7° al 6° posto della classifica negativa - e in quello dei rifiuti dove, sempre in negativo, nel quale la Toscana sale dal 6° al 4° posto nella classifica italiana.

E’ evidente che la Toscana fa gola, come terreno fertile, ai clan malavitosi, come dimostrano le inchieste a macchia di leopardo ma anche un impietoso quadro complessivo: sono stati 78 i clan mafiosi che hanno cercato di penetrare in Toscana con progetti da criminalità organizzata e non solo per reati ecologici. L’altra faccia di questa medaglia è il rischio connivenza. Basti pensare al solo caporalato e al commento fatto del segretario generale della Fai-Cisl Toscana, Patrizio Giorni quando dice che “i caporali non conoscono sosta e le loro azioni continuano a mantenere i lavoratori in condizioni inaccettabili.”

E’ chiaro che bisogna alzare i livelli di controllo del territorio, incrociando i dati. E non si ceda alla tentazione dell’ omertà anche in questa nostra terra di Italia, laboriosa e pulita, che deve mantenere alta la forza della denuncia.