Livorno, 30 luglio 2017 - Dopo il fuoco, l’acqua. Le fiamme distruggono, la siccità mette in ginocchio produzioni agricole e città. Da un’emergenza all’altra. Senza lungimiranza politica e amministrativa saremo sempre più vulnerabili perché il clima sta cambiando, ma noi sembriamo ignorarlo. Emergenze ineluttabili come il ripetersi delle stagioni. Chi va a fare ogni giorno la spesa si accorge, che, comprando le verdure ad esempio, la scarsità dei frutti della nostra terra inaridita fa aumentare i prezzi. E’ subito accaduto per le zucchine. Che sta succedendo? Succede che l’emergenza di turno è servita in questa calda estate che si è mangiata la primavera e ha cancellato la pioggia dalle previsioni.
Prevenire i problemi, contenere le carenze. Si potrebbe fare, ma non si fa. Perché? Il ministro dell’Ambiente Galletti in audizione parlamentare ha sottolineato l’esagerata percentuale, il 40 per cento, delle perdite d’acqua dalle condutture, altre rischiano di scoppiare e ogni tanto scoppiano come avvenuto un anno fa vicino a Ponte Vecchio a Firenze ( e non si sono mai saputi i colpevoli del disastro).
Ma che le condutture di acqua siano vecchie e stravecchie lo sappiamo da sempre e che le perdite, che dobbiamo chiamare spreco, siano consistenti oltre misura non sono una novità. Lo sentiamo ripetere non solo in stato di emergenza ma anche nella valutazione delle gestioni e dei bilanci delle società. Ma allora perché non si fanno passi avanti, perché non si riesce a ridurre questa enorme massa di acqua che viene dispersa proprio nel momento in cui dovrebbe essere destinata agli utenti? Perché si lascia che una tubatura sgorghi in una strada per giorni e giorni senza intervenire celermente? Di fronte a questa situazione pare che ci sia sovrabbondanza di acqua tanto da non curarci delle perdite. Poi arrivano i problemi di siccità e si scopre il problema dell’acqua che non c’è, come scoprire l’acqua calda. E vengono messe a nudo le inefficienze del sistema e i mancati investimenti che soprattutto le grandi società di gestione dovrebbero prevedere e attuare, secondo una programmazione decennale ma con finalità di ridurre fortemente le perdite e di rinnovare la rete idrica, vecchia, vecchissima come quella che corre nel sottosuolo fiorentino. Eppure le bollette continuano a salire. I soldi da investire ci sono: si metta mano a una politica oculata e puntuale per non soccombere sempre alle emergenze.
La siccità c’è e non è uno scherzo. C’è in Italia ma dobbiamo dire specialmente nelle nostre regioni che sono prevalentemente a vocazione agricola. Per questo qui si pone non come emergenza occasionale ma come un problema strutturale, di emergenza totale da affrontare adesso e per il futuro prossimo. Col dilagare dei roghi e dell’azione dei piromani, l’altra faccia di questa nostra estate che, se da una parte ci offre grandi soddisfazioni per le presenze turistiche soprattutto straniere, dall’altra mette a nudo questioni strutturali mai risolte che costringono ad affrontare i problemi nel momento meno adatto. Prevedere è doveroso, sarebbe più vantaggioso e limiterebbe i danni del clima impazzito. Evidentemente non rientra nel nostro dna.