Firenze, 3 novembre 2023 – La sanità pubblica oggi è una delle priorità per il nostro Paese. Spesso per distrazione ce ne dimentichiamo, soprattutto ora che siamo tornati alla normalità, riuscendo a rimuovere la grande paura che ci aveva annichilito durante la pandemia.
Ma oggi siamo nuovamente a fare i conti con il futuro del Servizio sanitario pubblico afflitto dagli stessi identici problemi del passato, che vengono da 15 anni di continui tagli alle risorse: la cronica e progressiva carenza di personale, in particolare infermieristico, che vive una stagione di demotivazione e disaffezione per la sanità pubblica senza precedenti; la coperta giudicata dai medici più corta di quanto sperato – nell’immediato e fino almeno al 2026 – rispetto alle risorse messe a disposizione dalla manovra del governo, tanto da far annunciare uno sciopero per il prossimo 20 novembre; la preoccupazione delle Regioni che non vorrebbero trovarsi a fare scelte, sicuramente non popolari, sui servizi ai quali destinare più o meno fondi. Contiamo che – con il crescere dei fondi messi a disposizione in manovra per i prossimi anni – si riuscirà comunque a tutelare il Servizio sanitario pubblico. Già oggi emergono disparità tra chi può permettersi cure a pagamento e chi invece, non avendo la disponibilità economica necessaria, rinuncia a curarsi.
L’Istat ha rilevato che 4,5 milioni di persone rinunciano a visite ed esami, con 2,5 milioni costrette a farlo da motivi economici. In questo quadro generale di sofferenza per il Ssn – tra demotivazione degli operatori sanitari per i carichi di lavoro insostenibili e la crescente disaffezione dei cittadini dimostrata dalle crescenti aggressioni nei loro confronti – servirebbe da parte della politica uno sforzo di chiarezza, di coraggio e, perché no, di unità di intenti per riuscire a salvaguardare i servizi sanitari senza dover ricorrere a dolorose scelte come quella di escludere alcune prestazioni dal pacchetto universalistico garantito fino ad oggi.