BRUNO BERTI
Cronaca

Abbigliamento, nubi all’orizzonte. Anche le grandi griffe soffrono: "Le previsioni non sono rosee"

Azzurra Morelli di Pellemoda sulle difficoltà del settore: "Ordini non esaltanti, servono tutele per la filiera"

Abbigliamento, nubi all’orizzonte. Anche le grandi griffe soffrono: "Le previsioni non sono rosee"

Azzurra Morelli di Pellemoda sulle difficoltà del settore: "Ordini non esaltanti, servono tutele per la filiera"

"Anche secondo i dati in nostro possesso non ci sono richieste di cassa integrazione, a oggi, come dice la Filctem-Cgil. Però le previsioni per i prossimi sei mesi non sono rosee". A parlare così è Azzurra Morelli, dirigente dell’impresa Pellemoda di Empoli, la più grande della zona con i suoi 300 dipendenti e 86 milioni di euro di fatturato, secondo i dati del 2023.

La manager è anche vicepresidente della sezione Moda di Confindustria Toscana Centro e Costa: quindi conosce bene come stanno le cose in uno dei settori industriali più importanti per la nostra zona e per tutta la regione. "Come per tanti altri, abbiamo avuto ordini non esaltanti da parte della clientela per la stagione autunno-inverno. Sono molti i marchi, anche famosi, che non vivono un buon periodo. E pure l’abbigliamento, finora in terreno abbastanza positivo, potrebbe andare incontro a problemi, sull’onda di quanto sta accadendo per la pelletteria e per la pelle".

I buoni dati dell’export della nostra zona, certificati dal Monitor dei distretti industriali preparato da Intesa San Paolo, si riferiscono al primo trimestre di quest’anno, quando non c’erano stati gli allarmi per i fatturati di alcune grandi griffe della moda. Per questa situazione, la dirigente di Confindustria è convinta che serva "una presa di coscienza delle difficoltà del sistema moda, perché c’è il rischio di problemi seri. E’ necessario un impegno delle istituzioni per proteggere la filiera produttiva aiutando le imprese più piccole su questioni centrali per il settore come la formazione, il credito e un’adeguata dotazione di ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione".

Le aziende più piccole, come quelle artigianali, infatti, non hanno le stesse possibilità delle imprese più grandi nell’accesso agli ammortizzatori. C’è anche bisogno, e su questo punto le aziende e i sindacati sono d’accordo, un impegno serio e concreto a livello di governo per salvaguardare un settore industriale, come la moda, che è una delle colonne della manifattura italiana. "E allora – prosegue Morelli – è necessario ‘leggere’ la filiera globalmente, sapendo, per esempio, che il saper fare degli artigiani è essenziale perché si possa parlare ancora di made in Italy".

Tutto questo con la consapevolezza che le aziende terziste evolute, quelle che possono parlare con i grandi marchi, "sono anche quelle che investono su temi che oggi non si possono trascurare, a partire dalla sostenibilità e dall’innovazione". Proprio per queste caratteristiche si può dire che il comparto può avere delle possibilità se si riesce a tener conto di tutti i fattori, perché il made in Italy ha bisogno di innovazione se vuole mantenere il dato essenziale che lo caratterizza, vale a dire l’eccellenza.

"E allora per il futuro del nostro distretto della moda – riprende Morelli – è necessario guardare con un’ottica complessiva. Da noi, ad esempio, abbiamo dato vita a un’accademia che fornisce una formazione a persone che poi possono andare a lavorare anche in altre aziende. L’innovazione, poi, è un tema essenziale. La digitalizzazione serve per rinnovare nel profondo i processi produttivi, come con il taglio elettronico della pelle. L’anno scorso abbiamo acquistato un macchinario con un investimento importante, mezzo milione di euro. Però la possibilità di innovare deve essere estesa anche alle fasce delle aziende di minori dimensioni": si tratta di opportunità importanti per tutti che non possono riguardare solo gli operatori di maggiori dimensioni.