REDAZIONE EMPOLI

Alessandro Lanzoni Trio si fa in... quattro

Sul palco con il leader al pianoforte, oltre a Matteo Bortone (basso) ed Enrico Morello (batteria), c’è il sassofonista Francesco Cafiso: "Scrivo nuova musica"

di Giovanni Ballerini

"Sono molto contento di suonare con questa formazione di musicisti che stimo e con cui mi trovo benissimo". Entra nel vivo la XV edizione di Empoli Jazz Winter che stasera alle 21 al Teatro del Popolo di Castelfiorentino ospita una nuova formazione che si annuncia fra le più interessanti del jazz italiano. Il concerto, organizzato da Empoli Jazz in collaborazione con il Teatro del Popolo e Giallomare Minimal Teatro, vede infatti alla ribalta una nuova versione dell’Alessandro Lanzoni Trio. Accanto al leader al pianoforte, ci sono i fidi Matteo Bortone al basso ed Enrico Morello alla batteria, ma il trio si trasforma per l’occasione in quartetto grazie a uno special guest d’eccezione, come il sassofonista Francesco Cafiso, che unisce il suo estro e la sua fantasia a quella dei talentuosi musicisti toscani, in un progetto affascinante in divenire, che possiamo seguire per la prima volta in tour. Francesco, che repertorio proporrete in concerto?

"Brani originali, ma anche qualcosa del repertorio jazzistico internazionale non troppo frequentato". Con Alessandro Lanzoni vi conoscete da tempo?

"Ci siamo conosciuti a Macerata grazie a Paolo Piangiarelli, anima del jazz nelle Marche, a cui abbiamo dedicato il concerto di ieri. Abbiamo già suonato insieme, ma sinora non avevamo mai creato una collaborazione strutturata, come quella che vedrete anche stasera a Castelfiorentino. Ci siamo sempre tenuti in contatto, stimati a distanza, ma questa collaborazione va oltre e siamo entrambi entusiasti di questo nuovo progetto". Com’è passare da promessa a colonna del jazz italiano?

"In realtà non mi sono mai posto il problema. Ho sempre cercato di fare musica al meglio delle mie capacità e l’atteggiamento non è mai cambiato. A 33 anni continuo a studiare e a cercare di perfezionare una mia visione, una concezione moderna in ambito jazzistico".

Con questo gruppo pensate di registrare qualcosa?

"Ancora è prematuro per dirlo, visto che questo è il primo giro di concerti insieme. Di sicuro condividiamo la passione per lo stesso tipo di jazz. Loro sono musicisti che conoscono bene la tradizione, ma hanno un bell’approccio creativo, tanta voglia di rischiare quando suonano. Questo ci unisce e ci galvanizza, poi vedremo", Lei ha altri progetti in atto in questo momento?

"Ho registrato il disco "Irene of Boston" con la London Simphony Orchestra, che mi ha assorbito in maniera totale. Allora ho deciso di occuparmi di altri aspetti della musica che non fossero legati per forza alla composizione e da un anno e mezzo vivo negli Stati Uniti. Ho scelto di stare a New York per assorbire nuova energia e fare la vita del jazzista che fa jam session e si mette in gioco costantemente. Questo mi ha ricaricato e sto scrivendo anche nuova musica che probabilmente, quando arriverà il momento, alimenterà il mio prossimo album. Nel frattempo continuo a sperimentare con questo gruppo con cui mi trovo a meraviglia".

Un bel momento, anche dal punto di vista creativo?

"Mi sono lanciato nella parte più estemporanea del fare musica. Prendere il sax e improvvisare, cercare nuove soluzioni: mi sono trasferito dalla Sicilia a New York per suonare e fare esperienze dal vivo. Cerco di riportare questo mood anche in questi concerti italiani".