Allevatori e ristoratori in allerta: "Sarebbe la fine per molte aziende"

Gli addetti ai lavori si dicono preoccupati dagli effetti a cascata se il ’novel food’ diventasse realtà

Allevatori e ristoratori in allerta: "Sarebbe la fine per molte aziende"

Allevatori e ristoratori in allerta: "Sarebbe la fine per molte aziende"

di Andrea Ciappi

Altro che novel food… Se la carne coltivata, o come viene spesso definita sintetica, si affaccia sulle tavole toscane, "tante attività sono condannate alla chiusura". Convinzione, assolutamente nera, di due protagonisti della filiera dell’agricoltura e dei prodotti tradizionali dell’Empolese Valdelsa. Si tratta di Roberto Romagnoli, titolare di un vasto allevamento a Montespertoli, zona delle colline di Martignana, e di Fabrizio Bagni, titolare della trattoria ‘Sciabolino’ a Empoli, tempio della cucina toscana. Romagnoli è anche presidente del ‘Mercatale’ di Empoli, anche questo tempio dei prodotti tipici dell’agricoltura locale il sabato mattina, frequentato nell’arco del mese da migliaia di persone. In sintesi: conoscono benissimo la materia.

Le parole di Romagnoli: "Se prende campo la carne sintetica chiuderanno molte aziende. E oltre a questo, perdiamo una tradizione secolare. Vorrei che nell’Empolese fossimo, noi agricoltori, tutti uniti nella protesta. In realtà sarebbe un argomento di cui non dovremmo neppure parlare ma ora dobbiamo affrontarlo. Non esiste che si parli di carne sintetica. Gli allevamenti come il nostro esistono invece da sempre. La carne coltivata non è un’alternativa per noi. Senza il cibo tradizionale, siamo destinati a chiudere. È una situazione che va presa sul serio".

Si sottolinea che l’Empolese da tanto tempo insegue un’agricoltura che è bilanciata con il territorio, o come si dice oggi è "sostenibile". Va anche aggiunto che, vedendo ad ampio raggio i dati della Regione Toscana, dagli anni Ottanta del Novecento ad oggi il numero di aziende agricole è in discesa. Purtroppo. Il rischio sarebbe quello del colpo di grazia. "Questa Unione Europea – conclude Romagnoli – non aiuta noi agricoltori".

Nel frattempo la Commissione europea ha ad ogni modo precisato che non sono pervenute richieste di autorizzazione circa la carne coltivata. Insomma: si è in mezzo al guado. Il dibattito è comunque ormai aperto e coinvolge anche la ristorazione. Al momento di pronunciare quanto detto, Romagnoli era insieme a Fabrizio Bagni, titolare dello ‘Sciabolino’ a Empoli, dimostrazione che fra produzione e consumo nell’Empolese la filiera è decisamente e positivamente accorciata.

"Non voglio prendere in considerazione la carne coltivata – afferma Bagni – di questo passo si dà sempre più considerazione a grandi gruppi a discapito degli agricoltori locali che sono le sentinelle della tradizione e della buona cucina. Dobbiamo renderci contro che ci sono attività che, in questa maniera, rischiano di sparire. Perdiamo un patrimonio economico e sociale". E culturale. "Io – conclude Fabrizio Bagni – sono per il cuore della cucina toscana. Chimica e laboratori è bene che rimangano fuori dalle nostre attività". Andando sui social, vediamo che nell’Empolese c’è chi, su un altro versante, segue con molto interesse gli sviluppi della ricerca sulla carne coltivata. Più che mai, come accennato, si apre il confronto (che assomiglia molto a quello della super-uva della seconda metà degli anni Novanta).