Empolese Valdelsa, 30 novembre 2024 – Quasi dieci milioni di euro ai comuni toscani colpiti dagli eventi atmosferici del 17 e 18 ottobre scorsi. L’approvazione dello stato di emergenza deliberato dal consiglio dei ministri, riguarda anche Castelfiorentino e Certaldo. Un fondo per le emergenze nazionali che sarebbe bello trovare sotto l’albero di Natale. Peccato che a quaranta giorni dall’alluvione alcune famiglie una casa non ce l’hanno più. E se non dovessero arrivare soluzioni nei prossimi giorni, il rischio è che ci si trovi a “festeggiare” nella stanza di un hotel. E’ l’ipotesi che sfiora la mente di Ciro Esposito, che con la moglie e due bambini dal giorno del disastro causato dall’esondazione dell’Elsa, ha dovuto lasciare l’appartamento di via Ciurini (una delle aree più colpite dalla furia dell’acqua insieme alla zona industriale di Malacoda e a via Pettinamiglio) senza più potervi fare ritorno.
“Siamo in attesa di aggiornamenti - dice il residente, ora ospite dell’albergo La Pieve a Castelfiorentino - Abbiamo chiuso il contratto di locazione e dal giorno dell’evacuazione, ci arrangiamo in una stanza di albergo. La normalità è ancora lontana. Nessuno era pronto ad una situazione del genere. Trovare un alloggio non è semplice. Aspettiamo di settimana in settimana notizie dal Comune. Nel frattempo ci si arrangia”.
Servirebbe una casa e non una stanza. Lavatrici e asciugatrici a gettoni, pasti improvvisati e quotidianità precaria. “Un tetto ce l’abbiamo, ma non è una vita ordinaria, questa”. I danni all’abitazione ancora inagibile ammontano a 80mila euro, somma che per la proprietaria (che ha anche altri due appartamenti alluvionati in via Ciurini) è insostenibile. Chi è tornato a casa, invece, dopo aver speso tempo e denaro per la sanificazione dei locali (una ditta specializzata chiede anche 3mila euro) è Alessandro Beconcini, inquilino anche lui di via Ciurini. “Ho ricomprato l’auto di tasca mia, non si poteva fare diversamente - racconta l’uomo - C’è da andare a lavoro. I vicini non sono tornati, noi e un altro nucleo sì. I disagi sono ancora tangibili. Una delle fosse non è ancora stata ripulita. Bene che siano stati stanziati fondi per ristorarci. Ma come saranno ripartiti? E quando?”. Ha dovuto mettere mano al portafogli anche Loris Capezzoli, che in via Ciurini ha l’allevamento di selvaggina, una delle aziende piegate dalla tracimazione dell’Elsa. “Ci siamo rimessi in piedi tirando fuori soldi di tasca nostra. I fondi annunciati dal Governo? Una buona notizia. Ma per ora, solo discorsi. Speriamo ci tocchi qualcosa. Abbiamo perso 400 fagiani, tutta l’attrezzatura, frullini, motoseghe, un camion andato sott’acqua. Oltre 200mila euro di danni. Quindicimila euro li ho spesi per comprare un mezzo nuovo”. E per ora si lavora con i pochi animali che si sono salvati dalla piena. “Speriamo che lo stato di emergenza sia la strada giusta. Anche se qui, la calamità naturale c’entra ben poco”.