di Damiano Nifosì
EMPOLI
A fronte dell’annoso problema delle sale vuote, la manager del Cinema Teatro Excelsior Deborah Bertini ha stretto una collaborazione con LiberaMente, al fine di valorizzare uno spazio culturale che ha ancora qualcosa da dire. L’obiettivo, seppur ambizioso, è quello di portare grandi artisti e performer a Empoli, al fine di trasformare il teatro di via Ridolfi in un luogo culturale a tutto tondo, che proponga spettacoli di livello durante la settimana.
Il 20 dicembre sarà il turno della pluripremiata cantautrice Antonella Ruggiero, vincitrice del Festival di Sanremo del 1978 come cantante del gruppo Matia Bazar, poi passata alla carriera da solista, durante la quale ha inciso brani rimasti scolpiti nella storia della musica italiana quali “Ti sento“. L’abbiamo intervistata in merito al concerto che terrà all’Excelsior, accompagnata da Roberto Olzer, al pianoforte e organo liturgico, e da Roberto Colombo al vocoder e synth basso.
Conosceva già Empoli?
"Sì, conosco il territorio, infatti questo concerto sarà un incontro tra le persone che hanno già assistito ai miei concerti e altre che non l’hanno ancora fatto".
Questo viene promosso come ‘concerto versatile’: cosa intende precisamente?
"Il percorso di questo concerto non sarà univoco: porterò della musica che fa parte della mia storia personale, partendo dal cantautorato genovese, passando da pezzi indiani e africani, fino ad arrivare alla musica sacra e brani di gruppi prog. Ci si sposterà lungo territori musicali apparentemente lontani fra loro, che non appartengono solo al mio repertorio".
Sarà accompagnata da Colombo e Olzer: cosa aggiungono alla sua esibizione?
"Il loro contributo è fondamentale per creare, in sinergia coi pezzi, un’atmosfera affascinante e suggestiva, attraverso i suoni particolari di strumenti unici nel loro genere quali il vocoder o il synth basso. I suoni prodotti saranno molto diversi da quelli degli strumenti più classici".
Come mai la scelta di un cinema teatro per il suo concerto?
"Quando si tratta di esibirsi, non faccio differenza tra grandi e piccoli palchi: ciò che conta è il pubblico, composto da persone che vogliono il contatto diretto con l’artista che pagano per vedere. La cosa fondamentale è che la musica debba arrivare a tutti, per questo non faccio differenza tra i palcoscenici".
È da poco uscito il suo ultimo album “Puccini“: a cosa si deve il titolo?
"Ho voluto fare un’incursione nella musica classica che ho sempre ascoltato sin da bambina: l’album è il frutto di una predilezione verso un autore che ritengo il più moderno della sua epoca. Ci lavoriamo dal 2001, con arrangiamenti assolutamente inusuali che hanno fatto sì che cambiassi le mie tonalità, tutto per omaggiare un grandissimo autore".
Infine, un commento sullo stato del sistema culturale in Italia?
"Non mi sento di stare dentro a un sistema in maniera fissa: artisticamente cerco di frequentare la mia visione personale, che non è quella di raggiungere determinati numeri, che si raggiungono solo dentro questo sistema. Io faccio ciò che faccio con grande serenità, fuori dagli schemi che propongono visioni musicali che si avvicinano ai gusti del grande pubblico. Credo sia l’unica maniera per me di affrontare la musica, altrimenti diventerebbe ripetitiva".