Alcune pietanze delle mense di Montelupo - che forniscono pasti a scuole, dipendenti pubblici ed Rsa - andranno incontro dai primi di settembre ad un ritocco in alto dei prezzi, ma (e questa è la bella notizia) non si prefigurano al momento aumenti per gli utenti, cittadini, famiglie e studenti. E neppure, in maniera sostanziale, per il Comune che è riuscito letteralmente a salvare il contratto rendendolo blindato per un ulteriore anno, sino al 2024. E’ un contratto da circa 224mila euro. Anche perché per fortuna alcune derrate nel recente passato avevano avuto un ribasso. La richiesta di variazione dei prezzi era stata presentata dai fornitori tra fine giugno e metà luglio scorsi: serviva una revisione di alcuni prezzi; venivano allegati i listini dei prezzi all’ingrosso della Camera di Commercio di Modena e del ‘Cun’ (Comunicazioni Uniche Nazionali) del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste; venivano evidenziate le percentuali di aumento dei prezzi all’ingrosso riscontrate nei diversi prodotti a partire dal momento della formulazione dell’offerta economica. E’ stata avviata la trattativa, tenendo in ogni caso presente - si spiega - "l’aumento generalizzato e consistente dei prezzi delle materie prime, collegati non a dinamiche interne al mercato italiano, ma piuttosto a turbolenze e criticità ingeneratesi a livello sovranazionale che continuano a palesarsi da diversi mesi nel nostro Paese, a seguito del conflitto russo-ucraino, che acuisce la crisi energetica in atto e che ha comportato un aumento dell’inflazione". C’è da aggiungere che si tratta di tutti prodotti di alta qualità, molti biologici. Per fare alcuni esempi: il coniglio fresco passa a 9 euro; il petto di pollo (antibiotic free) va a 6,50 euro; fesa di tacchino a 6,20; uova ‘bio’ 0,35 l’una; speck a 9,70 euro.
A.C.