L’obiettivo è determinante e il suo raggiungimento vale tutti gli sforzi possibili: tutelare le vittime di violenza. E nel più breve tempo possibile. Sì, perché a volte capita che nel raggiungimento di un intervento efficace ci siano momenti in cui la complessa macchina del sostegno e della protezione subisca involontarie battute d’arresto legate alle circostanze, non certo al disimpegno o alla mancanza di professionalità. Questi tempi ’lenti’ sono un problema e questa difficoltà, grazie allo sforzo congiunto di forze dell’ordine e centri specifici di assistenza, si può ridurre. E’ a questo obiettivo che mira l’accordo siglato la scorsa settimana fra la Questura di Firenze e il Centro aiuto Donna Lilith delle Pubbliche Assistene di Empoli e Castelfiorentino. "Facciamo parte della rete antiviolenza da anni – spiega Eleonora Gallerini, presidente delle Pubbliche Assistenze – ma è la prima volta che questa partecipazione viene riconosciuta con uno specifico protocollo con la Questura fiorentina".
Qual è la sua importanza?
"E’ un modo di formalizzare un lavoro che viene portato avanti da tanti anni – spiega la psicologa Maya Albano responsabile del Centro Lilith – ma il protocollo lo ufficializza ed è importante a livello operativo aver designato interlocutori esperti che possano riconoscere velocemente il fenomeno e lavorare insieme a noi per una corretta gestione della sicurezza delle donne vittime di violenza e dei loro figli. Grazie a questo protocollo, si limitano i rallentamenti che vengono creati per esempio dal turnover e ora che ci sono professionisti specificamente formati, questo velocizza il lavoro svolto insieme".
Per esempio?
"Mettiamo che si presenti in commissariato una donna per denunciare maltrattamenti. Avere un interlocutore designato e formato che sappia riconoscere la gravità (o meno) del caso e intervenire in modo appropriato fa la differenza".
In che misura?
"La formazione permette di riconoscere la gravità del caso e nel protocollo si prevede la collaborazione stretta e reciproca sui servizi messi a disposizione. Se una donna si presenta per ricevere un orientamento su cosa fare e non è ancora pronta per sporgere denuncia, può ricevere aiuto venendo indirizzata a chi, nel nostro Centro, è in grado di aiutarla a compiere il percorso che le consentirà di arrivare a denunciare".
Come avviene la formazione?
"E’ un passaggio molto importante. Il protocollo prevede che sia congiunta fra noi e il personale di polizia".
Francesca Cavinii