Empoli, 19 aprile 2016 - Dalla Francia a Empoli per capire come funziona il doping tecnologico nel ciclismo. Ovvero il motorino nelle biciclette. A dedicare un ampio servizio sull’argomento, che tiene banco ormai da qualche anno, è stato Stade 2, settimanale sportivo di France 2. Secondo l’inchiesta dei giornalisti d’Oltralpe, sette partecipanti a due importanti corse ciclistiche italiane (Strade Bianche e Coppi&Bartali) avrebbero pedalato con bici truccate, all’interno delle quali si celava un propulsore cilindrico. A smascherare il bluff una telecamera termica che mostra sensibili variazioni di temperatura, spiegata da esperti interpellati solo con il calore generato da un motore.
Per ‘avvalorare’ la tesi, il settimanale francese è venuto a trovare Alessandro Bartoli, titolare del negozio Bhoss King Bike, il primo ad aver importato in Italia, otto anni fa, il brevetto austriaco e a montarlo sulle bici da corsa. Con le bici elettriche dell’imprenditore empolese è stato fatto un test scalando la salita del San Baronto: quando il motorino era in funzione la telecamera evidenziava macchie arancioni concentrate nel movimento centrale e nel tubo piantone, che si spengono in discesa.
«Ai clienti spiego che l’uso in corsa è vietato – precisa subito Bartoli – Poi ognuno risponde alla propria coscienza». Quando si parla di ciclismo amatoriale, però, il discorso cambia. «La batteria è una tecnologia nobile – replica Bartoli a quanti vorrebbero demonizzarla – Ti toglie venti anni dalle spalle. Ho tanti clienti che amano cimentarsi su lunghe distanze o scalare le grandi salite, ma se dovessero contare soltanto sulle loro forze non ci riuscirebbero, perché hanno poco tempo per allenarsi o non sono più troppo giovani. La bici con il motorino permette loro di divertirsi evitando pericolosi sforzi».
Dal negozio di via Tosco Romagnola Sud, ogni settimana escono due bici da corsa indistinguibili da quelle normali, ma con un ‘aiutino’ da 200 watt nel tubo piantone. Nei primi modelli la batteria veniva nascosta nel sottosella o dentro una ‘finta’ borraccia. Adesso la carica è occultata dentro il telaio. «Le bici totalmente invisibili – spiega Bartoli – sono le più richieste. Perché? Il mondo amatoriale è pervaso da una cattiva educazione e una mentalità ottusa. In Italia se ti vedono pedalare su una bici palesemente truccata vieni preso in giro. Ti dicono, e l’ho provato sulla mia pelle, ‘ma stai a casa se non ce la fai’. In Germania la batteria è bello, da noi è sinonimo di handicappato». Bartoli, invece, difende le sue ‘nobili bici truccate’ e chiosa: «Il motorino che fa più male è il doping farmacologico. E’ quello che andrebbe fermato, una volta per tutte».