
Da sinistra: Francesco Bianchi, Alessandro Verdiani e Paolo Burroni
Castelfiorentino, 5 aprile 2015 - La storia nasce in una calda, caldissima giornata d’agosto dei primi anni Sessanta. Siamo a Castelfiorentino, più precisamente in piazza Gramsci, o per meglio dire con i cittadini castellani sul ‘piazzale’.
Qui, davanti all’albergo Lami, arriva un’automobile da cui per primo scende uno dei fratelli Branca, ovvero della famiglia a capo dell’omonima, celeberrima distilleria che già da anni si è imposta sul mercato internazionale con il Fernet Branca, inventato nel 1845 da Bernardino Branca mescolando alcool e erbe.
«Me lo ricordo come fosse ieri – assicura sorridendo Paolo Burroni, proprietario dello storico albergo Lami – Il Branca scese dalla macchina e andò ad aprire lo sportello al Filippi, un castellano doc, che a quel tempo era diventato direttore commerciale della società». Il nome del compaesano desta in Burroni e Bianchi, detto Cecchino, un ricordo carico di nostalgia e affetto: «Il fatto che il Branca gli aprisse la porta basta a far capire quanto il Filippo fosse stimato dalla famiglia Branca – spiega Bianchi – Era un uomo di grande semplicità e fascino, d’altronde l’eleganza non la vendono in farmacia: o ce l’hai o non ce l’hai».
L’arrivo dei due distinti signori segna l’inizio del soggiorno a Meleto, dove molti baristi e agenti arrivano da diversi angoli d’Italia per partecipare alle battute di caccia. «Era anche un modo per raccogliere gli ordini per il liquore – aggiunge Bianchi – ed è stato così per quasi dieci anni». Prima di raggiungere Meleto, però, quel giorno c’è una sosta al bar Bustini alla ricerca di un po’ di refrigerio dal caldo soffocante. «Anch’ io andai insieme a loro – dice Burroni - Mi ricordo che il Filippi chiese al Gozzino (Livio Biscardi, proprietario del bar insieme al fratello Ottorino, ndr) di preparare qualcosa di fresco. Allora il Gozzino mescolò acqua di Seltz, Fernet e sciroppo di menta e lo servì». Proprio alla bevanda improvvisata dal Gozzino, potrebbero essersi ispirati i fratelli Branca per la creazione del nuovo liquore alla menta, immesso sul mercato nel 1965. Insomma, il Brancamenta potrebbe avere origini castellane, ma il condizionale – sospesa la vicenda tra storia, leggenda e racconto – rimane d’obbligo.
«Può darsi che il consumo di Fernet Branca con l’aggiunta di menta avesse cominciato a diffondersi in diverse parti del mondo, tanto da spingere l’azienda ad iniziare la produzione del Brancamenta proprio nel 1965 – fa sapere l’azienda da Milano, dove oltre alla sede si trova anche il Museo Branca – Purtroppo, non avendo testimonianze scritte, non siamo in grado di verificarne l’autenticità. Lasciamo all’immaginazione di ciascuno, insomma, l’ultima parola su come andarono realmente i fatti». Il Museo Branca, inaugurato nel 2009, racconta la storia dell’azienda attraverso una raccolta di materiali iconografici (dalle prime insegne alle immagini in bianco e nero), ai poster firmati dai più rinomati cartellonisti e bozzetti di campagne degli anni Settanta e Ottanta. Ma niente che possa far risalire all’origine certa del Brancamenta.