Bufera sul Centro visite del Padule. Federcaccia difende il suo ruolo: "Lavoro per l’habitat delle specie"

I presidenti Buconi e Salvadori: "Attacchi strumentali. Noi preserviamo questo patrimonio ambientale"

"Polemiche strumentali e ideologiche". Con queste parole, Federcaccia Toscana-UCT torna sugli interventi dei giorni scorsi da parte delle associazioni ambientaliste riguardo l’affidamento di parte della gestione del Centro Visite della riserva naturale del Padule di Fucecchio – Baronessa Irene Alfano Montecuccoli – alla sezione Federcaccia-UCT di Larciano. E lo fa con le parole dei presidenti nazionale, Massimo Buconi, e regionale toscano, Marco Salvadori oltre che con una nota di Federcaccia Toscana-UCT.

"L’ennesimo attacco strumentale e demagogico rende opportuno chiarire il ruolo fondamentale che i cacciatori hanno svolto e continuano a svolgere nella salvaguardia di questo prezioso ecosistema – è la premessa del comunicato emesso dalla sezione regionale –. È appropriato ricordare che il Padule di Fucecchio è un’area umida di importanza internazionale, riconosciuta dalla Convenzione di Ramsar e inclusa nel progetto europeo Natura 2000. Tuttavia, su circa 1.800 ettari complessivi, circa 300 sono di proprietà pubblica costituiti in area protetta. Il resto dell’area è gestito da privati, tra cui i cacciatori, che attraverso i loro chiari e appostamenti di caccia, garantiscono una presenza e un lavoro costanti e determinanti per la conservazione degli habitat indispensabili per numerose specie animali e vegetali".

Accusata di non avere "cultura ambientalista", Federcaccia Toscana risponde sottolineando "un recente studio del Natural History Museum del Regno Unito ha dimostrato – così come avviene nel Padule di Fucecchio – che la biodiversità sta calando più rapidamente nelle aree protette rispetto al restante territorio. Senza il contributo determinante delle attività di conservazione ambientale collegate alla caccia, il Padule rischierebbe di trasformarsi rapidamente in un ammasso di vegetazione invasiva, fino a scomparire".

Con tono fermo, Federcaccia Toscana evidenzia a proposito: "Un esempio concreto è quanto accaduto in Toscana nei laghi della piana fiorentina a gestione Wwf. I cacciatori, attraverso interventi diretti e costanti, garantiscono la manutenzione di quest’area, che richiede una gestione attiva di regimazione delle acque e di controllo delle specie aliene e invasive sia animali che vegetali per evitare il degrado". Come ha spiegato Marco Salvadori, che oltre a essere il massimo dirigente toscano Fidc-Uct è anche vicepresidente nazionale di Federcaccia: "i chiari di caccia sono essenziali per mantenere l’equilibrio ecologico del Padule di Fucecchio. Senza la nostra presenza, questa zona umida, che ospita specie di grande importanza, rischierebbe di scomparire. Siamo orgogliosi di contribuire a preservare questo patrimonio ambientale nell’interesse della collettività".

Già da tempo, anche con un serrato confronto con la Regione Toscana e altri enti, Federcaccia Toscana-UCT ha contribuito alla definizione di un nuovo disciplinare per rendere più efficiente la gestione delle acque e degli sfalci periodici della vegetazione palustre, essenziali per mantenere l’ecosistema in equilibrio. L’obiettivo è garantire la presenza costante di acqua nel Padule durante tutto l’anno, condizione necessaria per la sopravvivenza di numerose specie di uccelli acquatici e piante tipiche di questi habitat.

"La polemica sollevata dalle associazioni ambientaliste appare dunque sproporzionata e poco aderente alla realtà dei fatti – conclude la nota di Federcaccia Toscana –. Federcaccia e i cacciatori continueranno a operare come fanno da sempre con la passione e la cura di chi sul territorio vive ogni giorno, tutto l’anno, per la tutela e la valorizzazione del Padule di Fucecchio, collaborando con tutti gli attori coinvolti per garantire un futuro sostenibile per questa preziosa riserva naturale. Le istituzioni locali hanno fatto una scelta ponderata e orientata a una gestione integrata dell’area, che valorizza l’esperienza concreta nella protezione degli ecosistemi". Gianluca Barni