GABRIELE NUTI
Cronaca

Carpe diem, ma l’attimo ci sfugge. In terza media... fuga dal latino

Le nuove indicazioni nazionali del governo e la nobile lingua del passato. CLASSI 3^ F E G SECONDARIA DI PRIMO GRADO DI FUCECCHIO.

Disegno realizzato dall’alunno Josué Chelini della classe 3^ G Secondaria Fucecchio

Disegno realizzato dall’alunno Josué Chelini della classe 3^ G Secondaria Fucecchio

FUCECCHIO

Le lezioni con la professoressa di lettere offrono spesso spunti di riflessione attraverso la lettura di quotidiani con le notizie del momento. Ed ecco fresche fresche le nuove indicazioni nazionali che sembrano interessare i futuri alunni della scuola media. Il ministro Giuseppe Valditara ha infatti espresso la volontà di riportare lo studio del latinonelle classi della scuola secondaria di primo grado inizialmente opzionale e in orario aggiuntivo. Attualmente il latino è insegnato in alcuni licei tra i quali il classico dove risulta essere la materia per eccellenza. Ed ecco che le nostre considerazioni si fanno avanti con argomentazioni a sostegno o a sfavore, pensando però che la lingua del nostro passato ha sicuramente illuminato le menti più illustri. La maggior parte delle parole che utilizziamo oggi hanno la loro ragion d’essere nell’etimologia latina e dunque ci siamo dilettati in alcune lezioni di ricerca dei vocaboli che hanno origine dal latino. I risultati hanno prodotto in noi la volontà di creare un dibattito dal quale sono emerse due opinioni diverse: sostenitori del latino che lo definiscono opportunità per arricchire cultura e conoscenze linguistiche e sostenitori delle tecnologie e discipline di "avanguardia" che lo ritengono un ancoraggio del passato.

Tra i fagocitatori della prima linea vi sono quegli alunni amanti delle discipline linguistiche che considerano curiosa la lingua dei predecessori immaginando conversazioni nel lontano Impero Romano o pensando ad arringhe di tribunale citate in lingua latina. Dall’altra parte vi sono alunni predisposti mentalmente alle discipline matematiche, scientifiche e che accolgono con maggior favore lo studio delle lingue straniere.

In relazione a tutto ciò ci siamo addentrati nella ricerca storica rintracciando il peso che la lingua di Cicerone ha avuto sulla cultura dell’occidente. Originariamente parlato nella regione Lazio, era la lingua principale dell’Impero Romano e successivamente divenne lingua franca in gran parte dell’Europa, del Nord Africa e del medio Oriente giocando un ruolo cruciale nella diffusione della cultura. Il declino ovviamente inizia con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel V secolo. Esso ebbe sicuramente un ruolo fondamentale anche nel Medioevo dove mantenne il suo predominio come lingua della chiesa, della cultura e della scienza. Era lingua liturgica e i monasteri diventarono centri di conservazione e osservazione della lingua e della conoscenza. Non possiamo dimenticarci la sua comparsa in vari passi de I Promessi Sposi… omnia munda mundis per non farci mancare la sfilza di termini che il nostro don Abbondio elenca a Renzo per confonderlo. Adesso possiamo dire di ascoltarlo ancora nella branca linguistica anatomo-fisiologica così come nel diritto.