Irene Puccioni
Cronaca

Caos certificazioni di invalidità. Medici di base: “Facciamo il lavoro dei patronati”

Via alla sperimentazione: dal 1° gennaio i medici dovranno occuparsi anche della parte amministrativa. Piovono critiche

Le nuove modalità di presentazione di accertamento di invalidità-disabilità stanno riscontrando pareri negativi da parte dei camici bianchi

Le nuove modalità di presentazione di accertamento di invalidità-disabilità stanno riscontrando pareri negativi da parte dei camici bianchi

Empoli, 21 gennaio 2025 – Anno nuovo, complicazioni in più per i medici di base. Le nuove modalità di presentazione di accertamento di invalidità-disabilità stanno, infatti, riscontrando pareri negativi da parte dei camici bianchi. Firenze è una delle nove province italiane in cui dallo scorso primo gennaio è partita la sperimentazione (che verrà estesa al resto del Paese dal 2026) di alcune novità introdotte dal decreto legislativo 62 del 2024, che prevede novità nei criteri e nelle modalità di accertamento della disabilità, e nel caso specifico, il nuovo avvio del procedimento che accorpa in una unica fase, a cura dei medici “certificatori“, sia la parte medica che quella socio-sanitaria, quest’ultima più prettamente amministrativa che veniva curata dai patronati prima della riforma. Dopo aver atteso la risoluzione di alcuni problemi tecnici sulla piattaforma telematica messa a disposizione dall’Inps, sono partite le prime pratiche.

“Ne ho fatta una proprio stamattina (ieri, ndr) – racconta il segretario provinciale della Federazione italiana dei medici medicina generale (Fimmg), Alessandro Bonci, nonché medico di famiglia e coordinatore clinico della Casa della Salute di Vinci – Se prima per preparare una certificazione di invalidità potevo impiegare un quarto d’ora adesso mi ci può volere anche più di un’ora”. Tutto è dovuto alla mole di lavoro in più richiesta al professionista. “Ci siamo praticamente sostituiti ai patronati. Del paziente devo scannerizzare tutto il materiale sanitario, oltre ai suoi documenti, tessera sanitaria e carta d’identità, caricare nel portale Inps facendo anche attenzione alle dimensioni del file pdf che vado ad allegare, che deve rimanere sotto i 2 megabyte. In questo modo ci stanno piovendo addosso, obtorto collo, carichi di natura burocratica che sottraggono tempo all’attività assistenziale che i medici svolgono a favore degli assistiti”.

E siccome il tempo è denaro, più ne occorre per sbrigare la pratica più alto sarà, necessariamente, l’importo del servizio prestato. “Purtroppo sarà inevitabile – spiega il dottor Bonci – Se un medico dovrà perdere oltre un’ora per inserire la domanda di invalidità nel portale Inps quella prestazione libero professionale non potrà più essere fatta pagare come in passato: il costo come minimo raddoppia”.

Anche il dottor Iacopo Periti, medico di medicina generale empolese e vice segretario della Fimmg della Toscana, è critico nei confronti di questa novità. “Considerando che non possiamo essere obbligati, credo che molti medici si rifiuteranno di fornire questo servizio” sostiene Periti, che fa poi una riflessione. “Secondo me rischiamo anche di far diventare un lusso un diritto di ogni cittadino. Persone che hanno davvero bisogno di un accertamento per l’invalidità non lo chiederanno perché non se lo possono permettere. D’altra parte – continua il medico empolese – i professionisti non possono neppure erogare certe prestazioni, molto più complesse e che richiedono tempi lunghi, agli stessi costi. Tra l’altro – aggiunge Periti – la nuova procedura per il rilascio del certificato richiede obbligatoriamente il possesso della firma digitale che gli stessi medici, se non ce l’hanno, devo avere. E anche quella è un costo, a carico loro”.