La chef vegana in pista, da Empoli alla Formula 1. “Ho portato il cibo sano nel circuito di Monza”

La cuoca ha stregato il Gran Premio a colpi di centrifughe e shakes. “Appassionati da tutto il mondo in fila per assaggiare i miei prodotti”

La chef Federica Continanza

La chef Federica Continanza

Empoli, 11 settembre 2024 – Si autodefinisce un tipo “speedy”. Travolgente persino stando dall’altra parte della cornetta, figurarsi di persona. L’aggancio però ha richiesto del tempo, perché troppo indaffarata coi suoi “show” in lungo e in largo per l’Italia. Una delle ultime tappe a Monza, nel bel mezzo del weekend di Formula 1 che ha consacrato il pilota della Ferrari Charles Leclerc. Una domenica indimenticabile per gli appassionati del Cavallino, ma pure per Federica. Che racconta la favola di Monza vissuta a colpi di shakes, centrifughe e cavalli di battaglia della salute.

“Incredula - racconta -, sono arrivata a Monza dopo essere stata notata da un’azienda che gestisce il food&beverage dentro i circuiti, nel bel mezzo di uno dei miei show all’interno della fiera Lucca Gustosa. “Senti, il tuo posto non è nelle piazze, e il tuo cibo devi portarlo dove non c’è mai stato“, mi è stato detto. Al mio arrivo, m’è preso un colpo: non mi aspettavo uno stand interno tutto per me, addirittura con un insegna col mio nome! Il weekend è stato un successo pazzesco, non mi aspettavo che così tante persone da tutto il mondo tra una qualifica e l’altra fossero disposti a fare la fila per assaggiare i miei prodotti. Alcuni, in coda solo per chiedere se potevano acquistare frutta e verdura in esposizione. In quel frangente mi son detta di aver fatto bingo. La ciliegina sulla torta sarebbe stata quella di incontrare i piloti. Tipo Lewis Hamilton…che è vegano. Ma erano tutti blindatissimi e scortati, inavvicinabili”. Prima di addentrarsi nei particolari della ’cucina healthy’ di Federica vegan-vegetariana, un paio di pennellate di contesto: 44 anni - “anche se me ne sento venti meno”, confessa -, empolese “cresciuta tra le nonne con le mani in pasta”.

Una vita passata nella ristorazione classica, partendo dal basso, scontando la gavetta, fino al ruolo di executive chef (passando persino dalle Giubbe Rosse di Firenze). Poi, nel 2005, la svolta. Il rimbalzo di una “drammatica” intossicazione per un “tonno abbattuto male” servito in un ristorante l’ha portata a evolversi, a reinventarsi per principio quasi etico in “personal chef”, per “portare amore e pace in tavola”. Avanti veloce, negli anni Federica assicura di aver conquistato il mondo, insegnando a brigate a Oslo, lavorando nella West Coast, da Boston a New York, passando per Philadelphia, fino alla Casa Bianca e all’Onu di Ginevra: “Alla White House ho fatto due show con lo chef del presidente - racconta -, mentre a Ginevra ho portato il mio cibo sano”. E cioè? “Sono metà lucana e metà maremmana, studiando passaggio dopo passaggio le ricette e le mani delle mie nonne ho assorbito l’arte della tradizione toscana. Oggi lavoro sì per innovare, ma soprattutto per tramandare il loro sapere, la tradizione”.

Due sono le parole d’ordine per Federica: colori e vibrazioni. La prima: “Innovo cucinando in base ai colori dei prodotti. Sono una gran fan per esempio delle barbabietole rosse. Il vegetale mi diverte, mi dà la possibilità di creare tantissimo”. Quanto alle vibrazioni: “Io sono operatore olistico - conclude -. Mi chiamano la “Curandera del cibo”, perché canto dei mantra mentre cucino. Incanalo le vibrazioni date dal cibo con intento, per trasmettere la gioia al cliente quando arriva ad assaggiare il piatto. Io non do da mangiare, io nutro, perché tratto il cibo con amore. Nei ristoranti invece c’è chi il cibo lo violenta. E in tv ci sono gare culinarie che non sopporto. Il cibo deve unire, non generare competizioni”.

Francesco Ingardia