
Sabrina Wu, 40 anni, è titolare di due ristoranti fra Empoli e Sovigliana di Vinci
Empoli, 1 febbraio 2020 - «Alla gente non importa se non ti sei mosso dall’Italia da mesi, se vivi qui da tempo: in questo momento essere cinese è visto come un problema". Sabrina Wu, 40 anni, lo spiega con rammarico, in virtù dei tanti anni trascorsi in città, "ben ventidue ormai". Qui sono nati i suoi figli, qui ha avviato le sue attività. Titolare del ristorante cinese La Fortuna in piazza Guido Guerra, ha scommesso su Empoli prima e su Sovigliana, frazione di Vinci, poi: lì ha aperto il ristorante asiatico La Fortuna. E’ conosciuta e stimata, ben inserita nella comunità, eppure negli ultimi giorni si trova a fare i conti con la ‘psicosi’ Coronavirus.
C’è stato un calo di clienti? "Immediatamente. Venerdì scorso, abbiamo registrato un 20-30 per cento in meno, ma da lunedì la situazione è peggiorata. Il calo si è assestato sul 70 per cento".
La ‘diffidenza’ riguarda solo la cucina cinese? "No. La questione è identica sia nel locale di Empoli che in quello di Sovigliana. E non c’è soltanto paura di cenare al ristorante: la gente non ordina neppure da asporto".
Un fulmine a ciel sereno? "Senza dubbio è un colpo duro e repentino. Dover rinunciare a fette così importanti di clientela è complicato e inspiegabile. Noi siamo qui, stiamo qui, non siamo andati in Cina né abbiamo accolto persone in arrivo dalle zone a rischio".
Eppure questo non basta a rassicurare la gente. "Esatto, è così. Le persone hanno comunque paura. L’impressione è che ci sia timore di tutto ciò che è cinese, anche se, a onor del vero, i nostri locali contano su dipendenti multietnici".
Mai conosciuto un periodo così nero? "Quello che sta accadendo mi fa tornare alla mente per certi versi il 2003 e il pericolo Sars. Ero già nel mercato empolese e ci furono ripercussioni anche in quella circostanza. Oggi come allora, e mi preme sottolinearlo, accanto alle tante defezioni, ci sono però clienti che continuano ad avere fiducia in noi. Ma il calo di lavoro, ripeto, è stato sconvolgente".
Quanto sarà possibile sostenere questa crisi? "Difficile fare previsioni. Quello che posso dirle è che per San Valentino avevamo previsto di aprire una nuova attività, in via Palestro a Empoli, ma abbiamo scelto di ritardare. Come si fa a investire ancora? Le difficoltà ci sono e interessano anche i nostri fornitori, italiani che lavorano con attività orientali. Se andiamo avanti così, valuteremo se chiudere per un periodo di vacanza forzata: il rischio, alla lunga, è di non riuscire a coprire i costi. E’ una situazione angosciante".
Cosa fa più male? "Il senso di sfiducia. Sono in Italia dal 1992. Dopo una parentesi a Roma, nel ’98 mi sono trasferita a Empoli. Io mi sento empolese a tutti gli effetti e conosco più questo Paese che il mio. Non farei mai niente che potesse mettere a repentaglio i miei clienti, il mio personale, la mia famiglia. Da sempre, la qualità degli ingredienti e l’igiene dei locali sono massime".
Vuole lanciare un appello? "Io dico soltanto che questa emergenza ha una dimensione mondiale, non è solo una ‘questione’ cinese. Dobbiamo prenderci cura ognuno di se stesso, mettendo in atto tutte le precauzioni del caso, ma senza farsi prendere dal panico e soprattutto senza avere timore di una nazionalità: ci sono casi anche in altri Stati".
Secondo lei, c’è poca informazione in merito? "C’è poca chiarezza, sì. Potrebbe essere utile che l’amministrazione comunale o l’Asl o chiunque sia competente organizzasse incontri informativi sul territorio per far capire come si contrae la malattia. Potrebbe essere un modo per darci una mano".
Samanta Panelli