
Cos’è la Comunicazione alternativa aumentativa
In seguito al grande successo della prima edizione del Chebicché, è stata pubblicata una seconda versione, con sottotitoli in Comunicazione aumentativa alternativa (Caa). Quest’ultima è un approccio che si usa per le persone che hanno difficoltà nella comunicazione orale e nella lettura, perché straniere o con difficoltà nell’area del linguaggio, in età adulta o pediatrica. Consiste nell’usare simboli grafici (disegni, pittogrammi, immagini, parole o lettere) chiamate Pcs, ovvero Picture communication symbols. Questi simboli permettono alla persona di capire il significato della parola scritta, associandola a un’immagine. Ad esempio, per l’inverno l’immagine corrispondente è il fiocco di neve, per l’estate un sole e così via.
Ogni strumento va scelto in base alle caratteristiche della persona e al momento particolare della sua vita. I primi sperimentali esempi di Caa sono stati sviluppati negli anni Cinquanta negli Stati Uniti. In Toscana, precisamente a Empoli, il 14 febbraio scorso è stato realizzato il corso di formazione "La comunicazione alternativa aumentativa nella disabilità".
L’evento è stato programmato dalla commissione Uvmd (Unità di valutazione multidimensionale disabilità) dell’Empolese Valdelsa, cioè da un gruppo di professionisti socio-sanitari che esaminano le necessità di una persona in particolari condizioni di bisogno sanitario, sociale, relazionale. Inoltre, la Caa è già adottata anche per la segnaletica della biblioteca comunale.