Dall’agricoltura al comparto moda: "Il nostro territorio è in pericolo"

La Valdelsa è maglia nera per quanto riguarda la precarietà. L’attenzione è alta anche sul caporalato. Il coordinatore Lacoppola mette in guardia: "In molti casi si parla addirittura di riduzione in schiavitù". .

Dall’agricoltura al comparto moda: "Il nostro territorio è in pericolo"

Dall’agricoltura al comparto moda: "Il nostro territorio è in pericolo"

di Ylenia Cecchetti

EMPOLESE VALDELSA

Regressione culturale, lavoro in nero, caporalato, sfruttamento. Qual è lo stato di salute nell’Empolese Valdelsa? Non è rassicurante la panoramica offerta dal sindacato nell’ambito della giornata per le celebrazioni dei 50 anni di Cgil che si è svolta ieri alla Fornace di Sammontana. "Quello che è accaduto al povero bracciante agricolo che ha perso la vita a Latina, poteva succedere qui – afferma Gianluca Lacoppola, coordinatore della Cgil Empolese Valdelsa –. Il nostro è un territorio con uno dei tassi di sindacalizzazione più alti della Toscana". E quindi più si scava, più emergono criticità. "Abbiamo un faro acceso sul tema sfruttamento. Nell’Empolese stanno venendo alla luce diversi casi nei settori dell’agricoltura e della fascia bassa della moda. Si parla di vere e proprie riduzioni in schiavitù. Un problema presente in Valdelsa soprattutto, dove la precarietà è diffusa e dove si registra uno degli andamenti peggiori di tutta la Toscana".

Braccianti agricoli irregolari, lavoratori di piccole realtà legate al settore moda; non è raro che la disperazione li porti a bussare alle porte del sindacato. "Proviamo a denunciare, a mettere in protezione queste persone – spiega Lacoppola –. A farle uscire da questa dinamica. Si parla di giovani uomini, per lo più stranieri, spesso con problemi legati all’irregolarità, quindi sotto ricatto. Sottopagati e vittime della paura che la denuncia porti a delle conseguenze".

Ma gli allarmi scattano su più fronti. Segnali preoccupanti, come detto, vengono dal comparto moda e calzaturiero, in teoria fiore all’occhiello dell’Empolese, da sempre "territorio che veste". Calzature, tessile, abbigliamento, pelletteria. La vocazione manifatturiera ha bisogno di un salvagente o affonderà.

"Nell’Empolese Valdelsa abbiamo soprattutto le forniture, seconde e terze fasce della filiera – aggiunge Sergio Luschi responsabile di zona della Filcams-Cgil –. E sono le prime a entrare in difficoltà. Rispetto allo scorso anno stanno aumentando le casse integrazione per le aziende artigiane medio piccole. Diverse realtà sono a rischio chiusura perché gli ammortizzatori sociali non reggono. Il fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato copre giusto 26 settimane, molte di queste aziende hanno già raggiunto il limite. Non si intravede una data per la ripresa. Dobbiamo invertire la tendenza, mettere in campo tutte le misure per contrastare questa emorragia o rischiamo di perdere un patrimonio di persone e di professionalità".

C’è poi la questione della parità di genere e dei diritti delle lavoratrici. Nei giorni scorsi l’imprenditrice empolese Azzurra Morelli ceo di Pellemoda ha vinto il Premio Women Value Company per aver messo in atto concrete politiche che garantiscono a donne e uomini pari condizioni di lavoro, di salario e di carriera. Ma sembra l’eccezione alla regola. "La precarietà incide molto di più sul lavoro femminile. Sono le donne ad essere indirizzate verso i settori di lavoro più poveri. E questa è un’altra emergenza".