Ora che i lavori stanno di fatto finendo, si fanno anche i conti di quanto l’operazione salvataggio della diga del lago di Sammontana sia costata. Il Comune ha calcolato circa 200mila euro in più di quanto preventivato rispetto a quattro o cinque anni fa (si badi bene, prima dell’emergenza sanitaria causa Coronavirus). Bene: su un’operazione che vale oltre due milioni di euro l’incremento è più che giustificato dall’aumento massiccio dei prezzi dei materiali e di altri vari beni.
Aumento che ha fatto traballare qui come altrove diverse commesse pubbliche. Per fortuna, la somma non è di quelle fuori controllo e la diga è andata… in porto. Anche perché la prossima estate montelupini ed empolesi dovrebbero tornare a frequentare il lago collinare, vera e propria oasi da decenni. Insomma: c’è una forte valenza sociale. Non è l’unica. Come sottolineato altre volte dall’assessore Lorenzo Nesi, il lago costituisce anche un importante mezzo per l’equilibrio idrogeologico di tutta questa zona che fa da cuscinetto tra Medio Valdarno ed i primi colli del Chianti, ricchi di argille e quindi assai fragili per definizione.
Tecnicamente, si è trattato degli interventi per il declassamento della Diga di Sammontana, insieme a quelli del riassetto del Rio di Sammontana nel tratto compreso tra la diga stessa e il ponte della ferrovia sopra il corso d’acqua. "Declassamento" non va inteso in senso diminutivo. In realtà, è stata una messa a norma in termini di legge. Sono comunque soldi. E tra le pieghe dei conti il Comune fa sapere che sono stati attivati tutti gli strumenti messi a disposizione dalla legge per poter ottenere il finanziamento della somma mancante. E in ogni caso, per arrivare in fondo, l’ente ci ha messo anche del suo. Nel frattempo, è stato saldato l’ultimo stato d’avanzamento dei lavori della serie. Come si è visto, andavano tutelati più interessi, diciamo così, "collettivi".
Andrea Ciappi