YLENIA CECCHETTI
Cronaca

Diritti negati e precariato. “La malattia? Non esiste”

Servizi in appalto nel caos. Galgani: “Lo stato d’agitazione sfocerà in sciopero”. “Ci meritiamo dignità. Che almeno nei diritti non ci sia precariato”, dicono i lavoratori

Grande partecipazione all’incontro organizzato dalla Cgil Empolese Valdelsa (Foto Gasperini/Germogli)

Grande partecipazione all’incontro organizzato dalla Cgil Empolese Valdelsa (Foto Gasperini/Germogli)

Empolese Valdelsa, 17 aprile 2025 – Verso il referendum tra partecipazione e dibattito. Aspettando l’8 e il 9 giugno, un’occasione molto partecipata è stata quella dell’incontro organizzato dalla Cgil Empolese Valdelsa alla Casa del Popolo di Ponte a Elsa.

A fare il punto sul quesito numero 4 – quello riguardante la responsabilità solidale negli appalti – è Donatella Galgani della segreteria Filcams Cgil. Il referendum propone l’abrogazione della responsabilità solidale tra committente, appaltatore e subappaltatore per gli infortuni subiti dai lavoratori, legati ai rischi specifici dell’attività. “Ma sono tanti i problemi per i lavoratori degli appalti anche nell’Empolese Valdelsa e non si tratta solo del mondo dell’edilizia. Basti pensare agli appalti di servizi” ha dichiarato, dal palco, Galgani.

Non c’è da andare lontano. Pulizie e trasporti interni dei pazienti, in ambito sanitario, sono nel caos al San Giuseppe di Empoli. Lo avevano denunciato a febbraio i sindacati e nulla è cambiato: al presidio ospedaliero cittadino da 15 anni lavoratori e lavoratrici dei servizi in appalto sono costretti a cambiarsi in un container posto sul retro dell’ospedale. Un disagio per 90 donne, al quale in questi giorni di pioggia si è aggiunta un’altra criticità: l’allagamento della struttura. Secchi e infiltrazioni, una situazione al limite. Non va meglio al personale maschile, che non avendo un luogo appropriato, si cambia nei bagni o nei ripostigli. “Lo stato d’agitazione proclamato due mesi fa è ancora aperto e sfocerà in uno sciopero – da qui, l’appello della Filcams Cgil rivolto ai partecipanti dell’assemblea –. Quando ci mobiliteremo con tutto il personale in appalto, siate solidali. Avremo bisogno del sostegno di tutti”. Dagli ospedali alle scuole, è allarme appalti pubblici. Cambia il contesto ma non migliorano le condizioni dei lavoratori. A portare la sua testimonianza alla platea ieri, a nome anche dei colleghi, è Vissia Buonagura: 51 anni ancora da compiere, dal 2019 lavora per la mensa della scuola Margherita Hack di Montelupo Fiorentino, dove risiede. Il contratto di lavoro è un part-time ciclico verticale, a tempo indeterminato, che prevede periodi di lavoro alternati a periodi di inattività. Ed ecco le criticità.

“Lavoriamo 8 mesi su 12 – spiega Buonaugura che alla Hack con una decina di colleghi si divide tra diverse mansioni, sporzionamento dei cibi, pulizie e riordino dei locali –. Nei tre mesi estivi di chiusura delle scuole non ci spetta alcun tipo di diritto. La malattia? Non esiste. Sono contratti congelati, la mensa riprende a pieno ritmo a ottobre e dall’8 giugno rivediamo lo stipendio intero a novembre”. Per non parlare della retribuzione, che oscilla dai 400 ai 500 euro mensili “ma che ora con la Pasqua e i giorni di chiusura scende sotto soglia. Ma le bollette continuano ad arrivare. C’è il mutuo da pagare. Per fortuna – si sfoga la donna – ho marito e figli su cui contare ma ci sono colleghi che non hanno nessuno e vanno avanti alla giornata. Si arrangiano con le pulizie a nero, c’è addirittura chi chiede aiuto alla Caritas”. Cosa cambierebbe con esito positivo del referendum? “Sarebbe importante per la mia categoria. Ci meritiamo dignità. Che almeno nei diritti non ci sia precariato”.