Samanta Panelli
Cronaca

Droga in classe, troppi ragazzi a rischio. "Spinelli più diffusi di quanto si pensi"

Il vice questore Zunino: «Stupiti dal numero di dosi recuperate»

Il recente blitz antidroga al Ferraris e in alto Francesco Zunino. Foto Nucci/Germogli

Empoli, 17 novembre 2015 - «ALLARME no ma serve attenzione. Affinché Empoli non prenda i vizi della grande città». E per vizio si intende quello della droga, da vendere e assumere. Il monito arriva da chi se ne intende, Francesco Zunino, dirigente del commissariato di Empoli. Inevitabile tornare sulla questione dopo l’ispezione che ha visto Amper e Pando, cani poliziotto dal fiuto infallibile, passare al setaccio alcune delle classi dell’istituto tecnico professionale Ferraris-Brunelleschi, con agenti di piazza Gramsci e colleghi dell’antidroga di Firenze. Perché quelle bustine di hashish e marijuana fatte volare dalla finestra da studenti speranzosi di non essere beccati sono un segnale da leggere e interpretare. E non un episodio sul quale sorvolare.

Quelle bustine possono essere il termometro di una situazione da monitorare? «Sicuramente serve attenzione. Da parte di tutti: scuola, istituzioni, forze dell’ordine e famiglie. In questo senso, ben vengano i dirigenti scolastici che aprono le porte delle scuole ai cani antidroga. Una decisione non semplice: può attrarre elogi ma anche critiche».

Qual è l’obiettivo di questi controlli? «Verificare eventuali situazioni a rischio percepite da insegnanti o dirigenti, così da intervenire in maniera efficace. E’ in questa ottica che, aldilà dell’ispezione con i cani antidroga, da una decina di anni il nostro Commissariato, con il sostituto commissario Di Stefano, aderisce al progetto di prevenzione e controllo del Ferraris».

Qual è il quadro che emerge? «Colpisce la densità di sostanza stupefacente recuperata: a preoccupare non è la quantità rinvenuta, ma il numero di dosi. E’ segno che l’uso di sostanza stupefacente è più diffuso di quanto ci aspettavamo».

C’è una spiegazione al proliferare di assuntori? «Le spiegazioni sono molteplici. Probabilmente c’è anche il cambio di legislazione che di fatto ha ‘diluito’ la pena in caso di spaccio. Il sospetto reale è che il consumatore possa diventare ‘diffusore’, cedendo una piccola quantità del suo fumo all’amico. Magari senza considerare che si tratta di un reato».

Poca consapevolezza delle conseguenze? «In alcuni casi è così. I ragazzi devono capire che sì il consumo è depenalizzato, ma lo spaccio è un reato di cui resta traccia nella fedina penale. Un dettaglio che può incidere sul loro futuro, precludendo loro la possibilità, ad esempio, di accedere a un concorso pubblico. Proprio per accrescere la consapevolezza dei rischi della droga crediamo fermamente che sia necessario portare avanti progetti nelle scuole».

I ragazzi vanno responsabilizzati? «Assolutamente sì. Il tessuto sociale nell’Empolese è sano, ma i giovani devono sapere a cosa vanno incontro con i loro comportamenti. Anche se si trovano a tu per tu con droghe definite leggere, marijuana e hashish. Quelle che maggiormente girano a scuola, ma anche sulla piazza cittadina. A prezzi minimi: per farsi una canna bastano cinque euro».