YLENIA CECCHETTI
Cronaca

È morto Narciso Rossi. Pontorme piange il “sindaco onorario". Il ricordo della famiglia

Il Comune gli regalò la fascia tricolore per l’impegno sul territorio. Il figlio Francesco: “Era una persona tenace, libera e senza bandiere

Narciso Rossi mentre spiega la storia della campana di Santa Caterina

Narciso Rossi mentre spiega la storia della campana di Santa Caterina

Empoli, 26 giugno 2024 – Un risveglio dolce amaro. C’è un pezzo di Empoli che festeggia l’ingresso in municipio del nuovo sindaco. E poi c’è Pontorme che scivola nel silenzio, perché il suo ’Sindaco’ non c’è più. La campana di Santa Caterina oggi suona più forte di sempre: c’è Narciso Rossi da celebrare. Tanti soprannomi e un’unica grande passione: Pontorme, casa sua. Conosciuto da molti come il ’Sindaco onorario’, da qualcuno come il ’Pastorino’ e da tutti semplicemente come Narciso, se ne è andato il punto di riferimento del borgo. Con la fascia tricolore cucita addosso – donata dall’amministrazione comunale come riconoscimento per l’impegno sul territorio – Narciso per Pontorme c’era, tagliava nastri e gestiva la comunità, dedicando anima e corpo alle attività della parrocchia di San Michele e dell’associazione Borgo Pontormese. Tanto da meritare, appunto, il titolo simbolico di primo cittadino.

Abitava di fronte al campanile e ogni mattina con le chiavi della chiesa in tasca, scandiva i "rintocchi". Suonare la campana di Santa Caterina significava portare avanti una leggenda in cui Rossi credeva ciecamente. Quel suono infatti teneva lontani da Pontorme temporali e tempeste. Un’abitudine andata avanti fino a tre mesi fa. Ad agosto Narciso avrebbe compiuto 87 anni, una vita lunga e intensa la sua, iniziata sotto uno dei quattro loggiati della Fornace di Sammontana.

Nato da padre pastore e madre fiascaia, sfollò verso Empoli sotto i bombardamenti dei tedeschi in ritirata. Approdò poi a Pontorme, dove aprì insieme alla madre una latteria, mentre il padre gestiva il circolo Mcl della parrocchia. Fino alla pensione, arrivata nel 2000, ci sono stati 50 di latteria; non c’è empolese che non abbia conosciuto il motorino a tre ruote di Narciso, che girava di casa in casa per consegnare un bene all’epoca fondamentale per il sostentamento delle famiglie. C’era poi la passione per il calcio. Sul campo del “piaggione“ Rossi fu notato da Silvano Bini, già direttore sportivo dell’Empoli; inizio così una breve parentesi in prima squadra. Tifoso interista, il ragazzo prodigio militò nell’Empoli di serie C alla fine degli anni ’50, rimanendo per scelta solo una promessa. Abbandonò la carriera per dedicarsi al mestiere di lattaio a domicilio. La latteria "dove si trovava di tutto a tutte le ore" (oggi diventata l’abitazione della famiglia Rossi) era per Narciso una vera missione, tanto da rendersi sempre reperibile.

"Era così. Amava i suoi difetti e le sue virtù. Virtù voleva dire mettere da parte una passione per impegnarsi in qualcosa di serio. Mantenere la famiglia". Così chiuse con il calcio, ricordano i familiari, per iniziare a frequentare il mondo delle bocce, settore in cui seppe distinguersi vincendo campionati e trofei. "Era una persona tenace, senza bandiere. Uno spirito critico, un bastian contrario. Narciso di nome e di fatto – racconta uno dei figli, Francesco Rossi –. Teneva ai riconoscimenti, a quella fascia tricolore che si era guadagnato facendo ciò che per anni aveva fatto da bottegaio: stare tra la gente, darsi da fare. Ci ha insegnato a guardare le cose con onestà. Da giovane trovò qui a Pontorme un pacco di soldi e lo restituì ai carabinieri. Anni dopo mi successe lo stesso e seguendo il suo esempio, non feci diversamente. Non avrebbe saputo rubare un centesimo a un miliardario. E di questa sua onestà ne andavamo tutti fieri".

Tra i saluti commossi, quello del sindaco vero Alessio Mantellassi. "In campagna elettorale gli dissi: io mi candido a fare il sindaco di Empoli, ma di Pontorme sei te – racconta Mantellassi –. Caro Narciso, grazie per la passione con cui hai custodito il tuo borgo". L’ultimo saluto alle 15 di oggi nella chiesa di San Michele Arcangelo a Pontorme. Il ’Sindaco’ lascia la moglie Maria Rosa, i tre figli Margherita, Antonio e Francesco e i nipoti. E lascia una comunità che lo ricorderà sempre con orgoglio.