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È morto Pierluigi Nonis, il ’Gigio’: "La sua ultima battaglia per il padre deportato al campo di Mauthausen"

Negli anni Sessanta insegnò a lungo all’ex ospedale psichiatrico, dove Giovanni invece fu vice direttore. Il nipote: "Ha provato invano ad ottenere giustizia almeno con il ristoro promesso alle vittime dei nazifascisti". .

Giovanni Nonis, padre di Pierluigi

Giovanni Nonis, padre di Pierluigi

"Mio zio Pierluigi mi ha ricordato di recente di aver appreso della liberazione del padre, deportato a Mauthausen, ascoltando una radio svizzera. Lui era un bambino di 7 anni, quando rastrellarono mio nonno Giovanni. Se mi spiace che se ne sia andato senza aver avuto una risposta sui ristori per le famiglie vittime del nazifascismo? Sinceramente, non so nemmeno se la richiesta andrà in porto. Ma in ogni caso, nessuna somma restituirebbe giustizia a quel che patì il nonno". Luigi Falsetti, studioso montelupino, ha così ricordato lo zio Pierluigi Nonis, scomparso due giorni fa a Viareggio (dove ormai viveva da tempo) a 87 anni. ’Gigio’, come lo chiamavano, era cresciuto a Montelupo e qui aveva visto la guerra con gli occhi di un bimbo. Ha vissuto in prima persona il dolore per la deportazione del padre Giovanni Nonis, all’epoca vice-direttore del manicomio di Montelupo. Lui stesso, da adulto, vi lavorò come insegnante sino alla fine degli anni ‘60, prima di trovare lavoro come impiegato e trasferirsi in Versilia. Il legame con Montelupo non si è tuttavia mai spezzato e nemmeno negli ultimissimi anni mancava di far pervenire un contributo, un aneddoto o una testimonianza in occasione delle commemorazioni organizzate dal Comune di Montelupo. Il padre Giovanni, originario di Alghero, arrivò in paese nel 1929, rimanendovi indicativamente sino agli anni ‘50. A guerra finita, da esponente del Partito Socialista, era stato persino indicato come potenziale candidato a sindaco di Montelupo, prima che la scelta definitiva ricadesse su Alfio Dini. L’episodio che Pierluigi non ha mai dimenticato risaliva però all’8 marzo 1944: all’1 di notte, Giovanni Nonis fu prelevato dai fascisti dall’Ambrogiana e condotto insieme ad altre venti persone innocenti nelle mani dei soldati nazisti. E rimase internato per oltre un anno, svolgendo servizio in ospedale e in infermeria, fino alla liberazione da parte degli Alleati il 5 maggio del 1945.

"Mio zio e i miei familiari raccontavano che il nonno, quando tornò dalla Germania, era ridotto a pelle e ossa – ha aggiunto Falsetti – fu la moglie Eda Mazzoncini, mia nonna, a curarlo e a permettergli di tornare a svolgere la professione medica". Anche la famiglia Nonis è in attesa di un verdetto sulla base dall’articolo 43 del decreto legge 36/2022, che istituiva un fondo da 60 milioni di euro complessivi per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra compiuti ai danni di cittadini italiani nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945. Già nei mesi scorsi però, l’avvocato dei nuclei familiari di Montelupo che hanno richiesto i ristori aveva posto l’accento sulle difficoltà riscontrate nell’accedere al fondo. E una prima sentenza è attesa per il prossimo gennaio.

Giovanni Fiorentino