REDAZIONE EMPOLI

"E’ una vita che lavoriamo qui. Che ne sarà delle nostre famiglie?"

I lavoratori hanno protestato per i licenziamenti davanti alla sede a Montespertoli e in piazza Duomo a Firenze

I lavoratori hanno protestato per i licenziamenti davanti alla sede a Montespertoli e in piazza Duomo a Firenze

I lavoratori hanno protestato per i licenziamenti davanti alla sede a Montespertoli e in piazza Duomo a Firenze

Hanno gli occhi lucidi mentre raccontano la loro storia con la voce rotta dalla rabbia e dall’incredulità: la chiusura imminente del sito produttivo di Montagnana di Navico e il loro licenziamento in tronco. La direzione della Navico, che produce radar in Valdelsa ma ha la ’testa’ in Norvegia, ha recapitato nella casella di posta certificata dei 27 dipendenti italiani la comunicazione del licenziamento collettivo dei 27 dipendenti e la chiusura dello stabilimento, con il trasferimento della produzione in Messico. Le prime avvisaglie della crisi esplosa ieri, raccontano i lavoratori che ieri mattina si sono riuniti davanti allo stabilimento a Montagnana prima di andare a Firenze per far sentire la propria voce davanti alla sede della Regione in piazza Duomo, si erano manifestate nel marzo scorso, quando è iniziato lo spostamento lento e graduale della produzione oltreoceano, fino a raggiungere la misura del 70 per cento. "A quel punto – raccontano ancora i lavoratori della Navico – abbiamo chiesto un incontro con la dirigenza per avere risposte e chiarimenti su quanto stava accadendo, ma inutilmente". Richieste ripetute a più riprese, fino all’epilogo di martedì scorso.

Per molti di loro l’azienda, inaugurata nel 1981 e poi passata varie volte di mano, rappresenta il lavoro di una vita, il luogo dove sono arrivati da giovani e dove sono cresciuti professionalmente e personalmente. Per altri, alla Navico da pochi anni, l’azienda vuol dire aver trovato un lavoro che funziona, tecnologicamente avanzato e forte sul mercato. Speranze e certezze che in una manciata di minuti sono stati completamente cancellati. "Sono venuto qui per la prima volta nell’85 con la scuola a fare lo stage – ricorda Sergio Guerrieri - e poi sono stato assunto. la Navico è stata un fiore all’occhiello dell’economia valdelsana, una risorsa per il territorio, perché negli anni qui dentro ci sono passate tantissime persone". "È una situazione difficile e molto stressante a quest’età, a pochi anni dalla pensione, ma purtroppo è la realtà e non possiamo farci niente – prosegue Guerrieri – è un dispiacere perché per gente come me che c’è nata questa è casa, famiglia".

"E’ una cosa sconcertante perché siamo un’azienda che nel 2023 ha fatto 900.000 euro di utile con il lavoro di ventisettenne persone – aggiunge Nicoletta Bambi – Io faccio la magazziniera e ho 62 anni. Chi potrà mai riprendermi a lavorare?". "Sono entrato qui nell’81, vengo da Siena, e qui posso dire di esserci ’nato’, ci ho vissuto tutta una vita – aggiunge Bruno Crocchini – Per fortuna andrò in pensione a fine mese, ma mi dispiace tantissimo e sono qui con loro a dire che non è giusto. La cosa che ci ha dato più noia è che l’ azienda sembrava si fosse ripresa, ci avevano detto che dovevamo raddoppiare la produzione e questa notizia ci ha sconvolto". La perdita dei posti di lavoro significa anche la perdita di professionalità mature e significative nel settore specifico della costruzione dei radar. "Nel periodo del Covid – raccontano ancora i lavoratori – quando nello stabilimento americano erano chiusi, abbiamo portato avanti nuove linee mai viste, progettate e realizzate in un batter d’occhio". "La prima cosa che chiediamo è il ritiro immediato dei licenziamenti. Abbiamo fiducia nelle istituzioni – conclude Filippo Sozzi della Fiom Cgil - che troveranno un rimedio alla situazione dei dipendenti. La loro ricollocazione sarebbe molto difficile per quanto uno possa avere la professionalità: a pochi anni dalla pensione non è facile trovare un’azienda pronta a investire su di loro".

Paolo Sirigatti