EMPOLESE VALDELSA
Nella contesa per la poltrona più alta del Nazareno, la sede nazionale del Pd, a incrociare le metaforiche spade, nelle primarie di domenica 26, oltre a Stefano Bonaccini sarà l’onorevole, di fresca elezione, Elly Schlein. Nella nostra zona, tra i sindaci, l’unico ad aver preso posizione a favore della Schlein è il primo cittadino di Certaldo, Giacomo Cucini. Per lui non è certo un problema visto che, come dirigente politico, è stato sempre nella sinistra dei ‘dem’, quella che da queste parti ha sempre stentato un po’ nelle conte elettorali interne. Vedremo cosa succederà con l’appuntamento delle primarie per decidere il successore di Enrico Letta al vertice del Pd.
Giacomo Cucini, Quali motivazioni l’hanno spinta a sostenere la candidatura di Elly Schlein?
"Voglio dire anzitutto che la fase congressuale, secondo me, doveva aver previsto, prima dei nomi, un periodo di ‘ricostruzione’. Per capirci, serviva una ristrutturazione straordinaria della nostra identità, a partire da una maggiore radicalità nelle proposte senza dimenticare la necessità di contatti con la nostra gente per riuscire a recuperare elettori. Da Schlein vedo arrivare messaggi chiari. C’è bisogno di un cambio di passo del gruppo dirigente, che non significa certo rottamazione. In questo senso è importante avere una candidata alla segreteria donna, che può essere un reale contraltare a Meloni, senza dimenticare che è in grado di parlare ai più giovani. Questo sapendo anche che il Pd è poco credibile sui precari e sulle partite Iva. Un po’ tutti i partiti sono poco connessi con quel che si muove nella società, Schlein, invece, riesce ad andare in quella direzione. E’ aggregatrice e inclusiva, come testimoniano le assemblee che organizziamo in cui si vedono facce nuove e il ritorno di persone che avevano abbandonato il partito".
Quale il senso di una vittoria della giovane dirigente?
"Una vittoria di Elly Schlein per me sarebbe l’inizio di un cammino nuovo per ‘rifare’ la sinistra".
Sull’articolo 18, uno dei temi che hanno devastato la sinistra, come la pensate?
"L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori deve essere ripristinato".
Il male oscuro della nostra democrazia è l’astensionismo, che abbiamo visto all’opera con risultati devastanti alle regionali lombarde e laziali, senza dimenticare il lacerante grido di dolore giunto dalle urne dalle politiche di settembre. La questione è un tema importante anche per voi?
"Certo, visto che, secondo accurate ricerche, la maggioranza di chi non vota è composta da persone con basso reddito. Il fenomeno, perciò, mi sembra connesso alla crisi del partito. Credo che sia necessario uscire dalle stanze e andare nella società, tra la gente. Dobbiamo diventare un punto di riferimento offrendo soluzioni concrete ai problemi di ogni giorno e a quelli di prospettiva. L’obiettivo non deve essere quello di parlare a tutti, e quindi a nessuno. E poi dobbiamo cercare di avere una prospettiva che guardi anche alle periferie e alle piccole città. Questo è un cambiamento da portare a termine nell’ottica del consenso politico".
Com’è il clima politico nel Pd a livello locale?
"Qui, ormai da tanto tempo, si fanno ragionamenti unitari e abbiamo un partito che lavora, che ha rapporti con gli iscritti e con gli elettori, a differenza di quello che avviene da altre parti".
Bruno Berti