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"Erano in tre e mi violentarono" Il giudice dice no al patteggiamento

Alla sbarra i giovani che nel 2019 avrebbero abusato di un’amica al ritorno da una manifestazione. Il tribunale ha rigettato per due volte una condanna concordata a due anni. Ora il rito abbreviato

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di Stefano Brogioni

EMPOLI

Una serata in compagnia in un locale, poi, prima di andare a casa, l’auto si ferma e lì, nell’abitacolo dell’auto, l’avrebbero violentata.

Successe nel maggio del 2019 e oggi, i tre giovani che avrebbero abusato di quella loro amica approfittando delle sue condizioni di ’minorata difesa’, e l’avrebbero pure filmata, sono alla sbarra. Un 26enne, un 23enne e un altro ragazzo di 22 anni, difesi dagli avvocati Antonio D’Orzi, Giovanni Valori e Riccardo Ghilli, devono rispondere di violenza sessuale di gruppo. Rischiano una condanna molto alta, e forse anche per questo, ieri, i loro legali hanno incardinato l’abbreviato, un rito che dà diritto all’imputato alla riduzione di un terzo della pena.

A dire la verità, la questione poteva essere già chiusa, ma il tribunale ha rigettato per due volte il tentativo di patteggiamento a due anni, comprensivo di un risarcimento alla vittima. I tre giovani, secondo le nuove norme previste dal codice rosso, avrebbero dovuto anche sottoporsi ad appositi corsi da svolgersi nei centri antiviolenza.

Ma il giudice Agnese Di Girolamo ha detto ancora una volta no (stessa decisione del collega Gianluca Mancuso, di alcuni mesi fa) al “concordato“ che era stato proposto.

Si torna, dunque, in aula a maggio prossimo, esattamente quattro anni dopo i fatti ricostruiti dal pubblico ministero Giovanni Solinas, dopo che la ragazza, appena diciottenne quando la notizia si diffuse, presentò la sua denuncia.

Era il week-end della manifestazione "Dama di Birra" e il gruppetto di quattro amici si era ritrovato a San Miniato, con il programma di passare la serata alla celebre festa primaverile empolese che ha luogo sulle colline intorno alla città.

E così fu. Bevvero e si divertirono. Solo che, durante il tragitto di ritorno, la macchina si fermò in campagna.

"Il guidatore si è fermato in una zona isolata, buia, attorno alla città. Ho chiesto di ripartire, di andare via, ma non mi hanno ascoltato. E mi hanno stuprato in quell’auto ferma nel buio, mentre uno di loro filmava la scena con il telefonino", raccontò la ragazza.

Gli agenti del commissariato di Empoli si misero subito al lavoro.

Per prima cosa vennero sequestrati i telefoni, ma furono anche acquisite prove - come le immagini delle telecamere - per corroborare la versione della giovane. Versione suffragata anche da un referto medico, firmato dai sanitari dell’ospedale San Giuseppe a cui la ragazza si rivolse dopo quella nottata da incubo.