YLENIA CECCHETTI
Cronaca

È scomparso Eugenio Taccini, il re della ceramica: “Ha stupito il mondo con il suo talento”

Il cordoglio dal territorio, dal mondo dell’arte e dalla politica: “Eugenio si porta via un pezzo fondamentale della nostra storia. Ha portato in alto il nome dell’Empolese Valdelsa, ovunque”

Eugenio Taccini aveva 82 anni e una brillante carriera

Eugenio Taccini aveva 82 anni e una brillante carriera

Montelupo Fiorentino, 25 gennaio 2025 – In sella alla sua bici o in bottega a creare. Arte estrosa e spirito schietto. Difficile pensare di non incontrarlo più. Difficile anche provare a raccontare di lui nello spazio di una pagina. Se ne è andato a 82 anni Eugenio Taccini e con lui se ne va un pezzo di storia, arte e umanità di Montelupo Fiorentino. Il maestro ceramista si è spento in seguito a una malattia incurabile. Era un simbolo della città, “molto più di un artista – ricorda il sindaco Simone Londi –. Un uomo che ha saputo tradurre in ceramica le ambiguità dell’animo umano. Il suo era un approccio originale all’arte e alla materia, che sfuggiva ai percorsi consueti. Eugenio, così, aveva saputo conquistare l’affetto di tante persone”. L’abbraccio dei montelupini gli è stato caro fino all’ultimo dei suoi giorni. Ma in lutto, oggi, è il mondo dell’arte e dell’artigianato della Toscana tutta.

Un custode delle arti nobili

“Se ne va il custode di una delle arti più nobili della nostra regione, la ceramica – commenta il presidente della Regione, Eugenio Giani –. Con le sue opere e la sua umanità, Taccini rimarrà per sempre nel cuore della Toscana. E nel mio”. Figura di riferimento per l’artigianato artistico, il pittore ha ricoperto con passione ruoli dirigenziali all’interno di Cna Firenze Metropolitana, “dimostrando sempre una visione illuminata – è il messaggio di cordoglio del direttore generale Fabrizio Cecconi –, presidente della Fondazione di Firenze per l’Artigianato Artistico (e per dieci anni presidente della sezione locale Cna) ha contribuito a promuovere le eccellenze della tradizione fiorentina. La sua scomparsa lascia un grande vuoto ma il suo lavoro resterà una fonte di ispirazione per tutti”. Artista eclettico e uomo delle istituzioni, Taccini è stato impegnato in politica rivestendo la carica di consigliere comunale dal 1975 al 1980 e poi di assessore dal 1978, sotto il sindaco Luigi Ballotti. Con la medaglia di Cavaliere al Merito della Repubblica cucita addosso ha girato il mondo, senza mai tradire casa.

Tornare a bottega

Tornare a bottega, ogni volta, significava tornare a creare. A collaborare con i progetti della Fondazione Museo Montelupo e dell’amministrazione comunale con cui aveva mantenuto un legame strettissimo. Tra le ultime donazioni al Comune, una collezione di opere realizzate nel 2023. Ma tracce della sua arte – alcune contenute in collezioni internazionali prestigiose – sono disseminate in molti spazi pubblici e privati del territorio. Ha respirato l’arte in famiglia fin da piccolo, Taccini. Già nel ’56, da bambino, seduto sullo sgabello stava a guardare il padre al lavoro e rubava con gli occhi. Come aveva ricordato in una delle sue ultime interviste, l’inizio dell’avventura in ceramica, per lui, coincise con la fine delle elementari e l’ingresso nella fornace Allegranti a Samminiatello. Faceva i bordi dei piattini. Poi, la pittura a olio su tela. Da allievo di Venturino Venturi, a figura iconica del territorio il passo è stato breve.

Il viaggio senza fermate

“Mi misero a scrivere Made in Italy dietro alle tazze – queste le sue parole in uno degli ultimi video di presentazione –. Da lì, è stato un viaggio senza fermate. Sono irrequieto di natura. E vado, da sempre, controcorrente. Un uomo che ha avuto il coraggio di trasgredire. Ceramica è libertà e noi artisti siamo tutti un po’ ribelli”. Lo diceva senza staccare lo sguardo dal piatto, come a non voler perdere l’ispirazione. “Perché arriva a un certo punto, così. Scocca la scintilla. Poi cambio mille volte strada. Non so mai quello che nascerà fra le mani”. Potevano essere maschere, fiori o Arlecchini – ecco la svolta, negli anni ‘70 – Arlecchini a cavallo, che volano, saltano. Pezzi unici e irripetibili, impossibile da riprodurre in serie, diceva. Personaggi bizzarri e dissacranti, senza regole. Figure che in fondo, gli somigliavano davvero.

L'arte di Pinocchio e altre opere

È a partire da queste rappresentazioni allegoriche dell’uomo e della quotidianità, che arriva il grande successo artistico sulla figura di Pinocchio. Sono sue le installazioni al Parco della Fondazione Nazionale Carlo Collodi. Sue le ’Biciclette’ installate nel 2014 sulla rotonda fra via Maremmana e la Statale 67, a Montelupo. Opere di grandi dimensioni più volte ferite, vandalizzate, che Eugenio ha umilmente restaurato e nuovamente, donato alla comunità. Sua l’edizione artistica del famoso barattolino Sammontana firmata nel 2001. Suo quel piccolo mondo impregnato di vernice – in via XX settembre – dove sapevi che sempre, lo avresti trovato. Immerso tra caos e creatività, appunti sparsi e colore, il laboratorio era una dimensione lirica e giocosa, mai noiosa, “dove dare spazio all’imprevisto”.

Il regno della sperimentazione

Il regno della sperimentazione. Lui, testimone prezioso del cambiamento. “Sebbene sia un prodotto antichissimo, la ceramica – aveva confidato in un’intervista rilasciata anni fa a La Nazione – ho due certezze: che non passerà mai di moda e che io nella vita non avrei potuto fare altro”. Ce n’è una terza, ora. Che estro, mani e fantasia continueranno a respirare in ogni pennellata. “L’opera è la continuazione di me”, diceva Eugenio. Lo sarà in ogni piatto, in ogni casa, in ogni cuore.