Esilarante e spassoso. Un tributo all’intramontabile Raffaella Carrà e alle sue canzoni. Fabio Canino porta in giro da vent’anni il suo spettacolo ’Fiesta’. Tra colpi di scena e ’carrambate’, giovedì 5 dicembre lo show fa tappa a Empoli. Appuntamento alle 21 al teatro Excelsior.
Tutto comincia dalla passione per la Carrà. Come è nata?
"L’idea di renderle omaggio e celebrarla? Risale a quando ero bambino. La adoravo, sono stato il suo primo fan da piccolo. Per me rappresentava ’Lo Show’. Crescendo mi sono reso conto di quanta preparazione, studio e lavoro ci fossero dietro. L’ho continuata a seguire fino a che non ho deciso di scrivere questo spettacolo".
E poi...?
"E io, che sono sempre ottimista, pensavo non interessasse né a lei né al pubblico. Invece 24 anni dopo siamo sempre qui a parlarne".
Evidentemente interessava.
"Ovviamente la Carrà è un pretesto per raccontare tante altre cose, la gente canta insieme a noi, si entusiasma, balla. Da quando poi Raffaella è venuta a mancare, c’è un sapore di omaggio vero. Penso che i veri omaggi vadano fatti quando gli artisti a cui si fa riferimento sono vivi. Abbiamo avuto la fortuna di riempire i teatri quando Raffaella c’era ancora e ha potuto ridere insieme a noi".
E’ l’unico spettacolo autorizzato dalla stessa Carrà
"E l’unico che le sia piaciuto davvero. Ci ha fatto una Carrambata vera, delle sue, mandando le telecamere in teatro. Quella volta venne con i suoi amici; mentre recitavamo, sentivamo la sua risata, inconfondibile. Era buffo stare sul palco a parlare di lei e sentirla ridere in platea. Si divertì tantissimo".
Cosa ‘ruberebbe’ alla Carrà?
"E’ sempre stata sincera con se stessa, un’onestà intellettuale che ammiro molto e che mi piacerebbe si potesse vedere anche in me".
Porta in scena con successo dal 2001 uno spettacolo che ha lunga vita; cosa è cambiato in tutto questo tempo?
"Cambia tutto ogni sera. Al di là della storia principale, tento di inserire nomi nuovi di personaggi apparsi nella cronaca, in politica, nello sport. Nella casa di questo personaggio folle, che sarei io, che organizza una festa per il compleanno della Carrà perché pensa che vada festeggiato insieme agli amici come il Natale, in realtà ci sono persone che incontriamo tutti i giorni, nella nostra società. Puntiamo quindi a raccontare il mondo di oggi. A smontare gli stereotipi, i luoghi comuni, le leggende metropolitane che hanno a che fare con comunità Lgbtq, con tutti quelli che ci vogliono dire come vestirci, chi votare, cosa mangiare, chi amare".
C’è un momento al quale è legato in modo particolare?
"Il finale; dove faccio cadere la quarta parete e parlo col pubblico. Una sorta di one man show in cui gioco con chi è in sala e faccio scegliere tra tre possibili finali. Il resto è… da vedere".
E’ la sua prima volta a Empoli?
"Sono venuto qui a presentare i miei libri. Col teatro forse è la prima volta".
Cosa piace al pubblico che vi segue da oltre 20 anni?
"Sfido chiunque a non battere il tempo sentendo certe canzoni. Si ride dall’inizio alla fine, non c’è personaggio in cui non si possa ritrovare un pezzo di noi".
Perché venire a vederlo?
"In questo momento, dove vedo grandi nuvole nere sul nostro cielo, un raggio di sole fa bene, scalda il cuore".
Ylenia Cecchetti