Maria Fresu viene quindi restituita a Montespertoli. È vero che in quella tomba, lo dimostra l’analisi del Dna) c’è un raggruppamento di (pochi) poveri resti di più vittime, ma – insiste la sentenza di Cassazione su Gilberto Cavallini, condannato per la strage del 2 agosto 1980 a Bologna – abbiamo il celebre "lembo di volto, certamente della Fresu".
Le motivazioni della sentenza hanno incontrato la soddisfazione del sindaco di Montespertoli, Alessio Mugnaini – come primo cittadino ma anche nel suo ruolo di presidente dell’Unione dei Comuni dell’Empolese Valdelsa – poiché ricordiamo che vi fu pure tra le vittime Verdiana Bivona di Castelfiorentino)e quelle di familiari. "Queste motivazioni mi fanno di nuovo sperare nella Giustizia", queste le sue parole a freddo.
Nella sentenza si legge che Cavallini dovrà rifondere le spese di rappresentanza e difesa sostenute nel giudizio dalle numerose parti civili, tra cui i parenti più stretti di Maria e di Verdiana Bivona: Filomena, Giuseppa, Bellino e Isabella Fresu, e Vincenzo Bivona. Intanto, si è appreso da Paolo Bolognesi, rappresentante dei familiari delle vittime, che il 30 giugno approderà in Cassazione il ricorso di Paolo Bellini, anch’egli condannato all’ergastolo in Appello.
Dunque ci sono degli scenari adesso: la difesa di Bellini (ex Avanguardia Nazionale) aveva anch’essa puntato, tra le altre cose, sul mistero di Maria Fresu. Questa sentenza Cavallini avrà effetto anche su quel giudizio? Torniamo a Cavallini.
Il servizio pubblico Rainews ha raccolto le dichiarazioni di Gabriele Bordoni, legale di Cavallini, che torna proprio su Maria Fresu e sul famoso Dna "non risultato tale; ritengo che – afferma – piuttosto di risolvere il problema mediante un ragionamento deduttivo, si poteva e si doveva ricorrere alla scienza, ora che le tecniche sul Dna sono evolute e che tanti processi si risolvono soltanto in base ad esse. Vuol dire che continueremo da soli la nostra ricerca della verità. Cavallini non si è potuto mai difendere. Credo che di questi aspetti se ne riparlerà a Strasburgo e, un domani, in sede di revisione". Si prospetta quindi un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
A.C.