
Francesco Roncari mostra i cimeli del suo bisnonno
Vinci, 9 maggio 2019 - Dalla collina di San Pantaleo, dove vive e porta avanti l’attività di famiglia, si vede la Rocca dei Conti Guidi che nella notte tra domenica e lunedì sarà di nuovo illuminata di rosa per accogliere il Giro d’Italia. Francesco Roncari accarezza i cimeli del bisnonno e con la mente torna a quando era bambino e la nonna Maria gli raccontava le imprese di quel papà sempre in sella, che gli annali del ciclismo ricordano come il vincitore del primo Giro d’Italia nel 1909. Sì perché Roncari, titolare dell’agriturismo Cantagrillo alle porte di Vinci, è il bisnipote di Luigi Ganna, professionista dal 1904 al 1915, soprannominato dai tifosi ‘il re del fango’ per la sua straordinaria resistenza alle avversità climatiche.
«Ogni mattina – racconta il discendente diretto del campione - inforcava la sua bicicletta e se ne andava al lavoro. Tutti i giorni si faceva quasi cento chilometri, da Induno Olona (Varese) a Milano e ritorno, per lavorare come muratore. E siccome pedalare gli riusciva bene, nel 1905 decise di dedicarsi completamente al ciclismo». Nel 1908 Ganna venne ingaggiato dalla Atala, con uno stipendio mensile di 50 lire. La squadra esordì partecipando alla seconda edizione della Milano-Sanremo in cui giunse secondo. Nello stesso anno, al velodromo di Milano, stabilì il record dell’ora con 40,405 km. Ma è con la vittoria della manifestazione organizzata dalla Gazzetta dello Sport che il corridore lombardo ottenne la sua consacrazione. «Nonostante i successi – riprende il bisnipote – rimase sempre una persona semplice e schietta. La sua frase più famosa resta quella che pronunciò da vincitore del Giro. Ad un giornalista che gli sollecitava un commento a caldo rispose: ‘me brüsa tant ‘l cü’».
In effetti la sensazione doveva essere stata proprio quella considerando che all’epoca i corridori pedalavano su strade sterrate, piene di buche, rimanendo in sella per tante ore. Grazie ai soldi guadagnati con la sua attività sportiva Luigi Ganna si sposò con Savina e acquistò una casa con annessa officina attrezzata per mettere a punto e modificare le sue biciclette da corsa. «Ebbe due figli Tino e Maria – ripercorre l’albero genealogico Francesco -. Quest’ultima sposò Ambrogio e dalla loro unione sono nati Gianni e Graziella, mia mamma. Lei, soprattutto, ama molto ricordare le gesta e gli aneddoti del nonno». Nel salone dell’agriturismo immerso nelle campagne vinciane Fransceco Roncari ha creato un angolo con alcuni cimeli del bisnonno. «Con il Giro che lunedì parte da Vinci mi sembrava il minimo. Purtroppo in famiglia non è rimasto un granché, molto è stato donato al paese natale». «Nessuno in famiglia – conclude il bisnipote - ha ripercorso le orme del bisnonno, ma il ciclismo continua ad essere sempre presente, e il Giro d’Italia è la corsa più bella».