BRUNO BERTI
Cronaca

Gli effetti dei dazi Usa. Il comparto della moda è sotto minaccia e chiede interventi forti

Il presidente nazionale di Federmoda-Cna, l’empolese Marco Landi, invoca: "Una politica industriale che si concretizzi anche in un’azione del governo e che preveda il coinvolgimento del sistema bancario".

Il comparto della moda è minacciato dai dazi Usa sui prodotti europei (. foto archivio

Il comparto della moda è minacciato dai dazi Usa sui prodotti europei (. foto archivio

EMPOLESE ValdelsaNel settore della moda, e più in generale nell’economia, non mancano i problemi, a cominciare dalle difficoltà nell’export. Questa è la realtà con cui si trova a fare i conti, insieme ai suoi colleghi imprenditori, il presidente nazionale di Federmoda-Cna, Marco Landi, dell’omonima confezione empolese di via Fabiani. Se il gran parlare di dazi sulle esportazioni da parte del nuovo inquilino della Casa Bianca diventerà pericolosamente concreto, le condizioni non potranno che diventare più difficili. La questione per la nostra realtà non è da poco, poiché il comparto moda nella nostra area occupa, indotto compreso, circa 10.000 addetti. "E allora – spiega Landi – per quello che a livello nazionale è il secondo settore della manifattura, serve una politica industriale adeguata" alle sfide che il comparto si trova dover affrontare.

"Una politica industriale che si concretizzi anche in un intervento fattivo del governo e con il coinvolgimento del sistema bancario". La nozione di sostegno al sistema moda diventa sempre più importante per una realtà industriale che costituisce il settore trainante della manifattura, quel comparto dell’economia dell’Empolese Valdelsa che significa occupazione e quindi prosperità ai vari livelli della società. "Il mondo è complicato, una realtà che tutti vedono –chiarisce Landi- per cui serve che l’esecutivo nazionale aiuti le imprese di piccole dimensioni con interventi sulla liquidità", che consentano alle aziende di poter far fronte alle difficoltà di un mercato frastornato dai proclami quasi giornalieri da parte del presidente Trump.

Da troppo, ormai, siamo legati ai problemi che arrivano dagli Usa: "Prima per paura delle elezioni statunitensi e poi per i risultati delle urne. Bisogna lavorare per una reciprocità e per proteggere il mercato". Landi sottolinea anche che ormai da tempo siamo invasi da prodotti a basso costo. "Alle imprese si chiede molto in termini di sostenibilità e di responsabilità ambientale, mentre da fuori arriva di tutto. Senza dimenticare il problema dei rifiuti, gli abiti usati, che in molti, all’estero, non si pongono". La disparità di trattamento di questi ‘residui’ crea un problema non indifferente. "Per cui si guarda all’ecologia, ma non tutti vanno in questa direzione. E allora non si dovrebbero far arrivare prodotti da fuori. Non si può essere morbidi con gli altri". E’ chiaro che in questo quadro, a cui si aggiungono un buon numero di economie nazionali che non hanno il vento in poppa, l’imposizione di dazi non aiuterebbe, anche perché questo innescherebbe una lotta a colpi di imposizioni tariffarie che farebbero segnare passi indietro nell’economia, per come l’abbiamo conosciuta da tempo, quella che si basa sulle esportazioni, sostanzialmente libere, di prodotti. E’ chiaro, poi, che contano anche le condizioni dei diversi Paesi.

"Tanto per capirsi, pesano anche le condizioni delle singole monete. E quindi, ad esempio, non è facile lavorare con il Giappone che svaluta lo Yen". Scelte come questa complicano tutto. Infine Landi torna sulla questione del credito, ormai da decenni un tema importante nella vita delle piccole e medie aziende, la spina dorsale delle imprese del nostro Paese. "Serve una semplificazione nei rapporti con gli istituti di credito, se non si vuole ‘buttare’ il comparto della moda". E per l’imprenditore e dirigente della Cna questo sembra essere un tema ineludibile.