"Ho dimenticato tante cose della mia vita, ma l’orrore, la paura, la tragedia di quel giorno sono sempre qui, hanno vissuto con me: sono quel segno di Zorro che non ti lascia più". Vittoria Tognozzi è tra i 31 cittadini e cittadine a cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’onorificenza al Merito della Repubblica italiana per il loro impegno civile, la dedizione al bene comune e la testimonianza dei valori repubblicani. Vittoria Tognozzi, testimone dell’Eccidio del Padule di Fucecchio, da anni è impegnata a tenere viva la memoria di quella strage in particolare nelle scuole e con i più giovani. La cerimonia di consegna delle onorificenze si svolgerà al Quirinale il 26 febbraio. Era il 23 agosto 1944 quando nella strage commessa dai tedeschi nel Padule persero la vita 174 civili. La follia crudele di quel giorno privò per sempre Vittoria dell’amore di sua madre Annamaria, ventinovenne, e di due sorelline, Vanda e Silvana. Come molte delle donne morte quel giorno, anche loro furono raggiunte dal piombo nazista. Vittoria si salvò perché la mamma, prima di morire, riuscì a nasconderla nell’erba alta: ci rimase ore e ore, ferma, immobile, per non farsi notare: "Altrimenti mi avrebbero trucidato".
Vittoria, lei non ha mai smesso di raccontare a tutti – soprattutto ai giovani – quello che ha vissuto in Padule. Cosa ha provato quando ha saputo che incontrerà il presidente Mattarella? "È stata una grande sorpresa, una gioia immensa. Un onore vero. Ho passato la vita a raccontare e mi sono impegnata: certo, era meglio se non fosse successo. Persi la mamma e le mie sorelline".
Ha sempre detto che ricorda tutto... "Sì, ogni istante. Ogni brivido. Anche il caldo di quel giorno. Non ho più sentito tanto caldo in tutta la mia vita. Eravamo a casa Simoni, arrivarono i tedeschi, scappammo e restammo per un giorno intero in un campo di saggina. Sentivamo gli spari, non potevamo muoverci. Ricordo quel campo pieno di mosconi. E la sete, tremenda".
Poi che successe? "Solo dopo le 17 ci riavvicinammo a casa e potemmo entrare. Avevamo una sete non più sopportabile, bevemmo. C’erano fumo e silenzio. Poi cominciammo a guardarci intorno e i miei occhi di bambina videro quello che nessun bambino deve vedere mai: cadaveri uno sopra all’altro, le mie sorelline trucidate, una aveva appena tredici mesi. Tredici mesi, capisce. Ricordo il sangue per terra, ci rimase attaccato alle scarpe. Un orrore impossibile da cancellare. Ecco perché dico che a quasi 88 anni, ho dimenticato molte cose, ma quel dolore, quella scena, resteranno con me fino all’ultimo istante della mia vita".
Tutto questo dolore lei lo ha tradotto in impegno. "Perché non si dimentichi mai. E si faccia di tutto affinché non accada più. Si va nelle scuole e si racconta la storia vissuta sulla pelle. Con me vengono anche i ragazzi e le ragazze di ’Fucechioèlibera’: sono straordinari. Insieme si parla ai bambini, ai giovani, si portano in Padule, dove tutto accadde. Dove il buio della paura fu più forte del sole in pieno giorno e in piena estate".
Racconterà tutto anche a Mattarella? "Se me lo chiede sì, sarebbe bello. Con parole mie. Sono una donna semplice, una contadina. Vissuta nei campi". Ma è tutto vero.
Carlo Baroni