Limite sull'Arno, 16 maggio 2017 - GIORNI PASSATI a osservare anche i minimi cambiamenti climatici. Trascorrere ore di lavoro tenendo sempre al massimo la concentrazione è requisito d’obbligo quando si fanno previsioni che hanno effetti a breve, medio e lungo termine. E dalla cui attendibilità dipendono le sorti di una semina, di un’uscita in mare aperto, della pianificazione delle vacanze nella città d’arte con i musei se piove o in montagna a fare passeggiate se invece sarà tempo bello. Roba seria insomma, impegnativa.
«Quando capisci che il tuo mestiere ti porta a dare delle risposte alle richieste della gente, ti rendi conto di avere delle responsabilità nei confronti del pubblico che ti segue. Tanti mi contattato addirittura in privato per chiedermi se sarà bello o cattivo tempo, soprattutto se ci si avvicina al fine settimana o a qualche festività. Sbagliare in questi casi non si può, significherebbe perdere di credibilità».
Parole pronunciate proprio dall’ «osservatore dei cieli» a cui ci riferiamo: Gordon Baldacci, quarantenne di Limite sull’Arno, che fa il metereologo per un noto sito nazionale da quasi sei anni.
Baldacci, come è nata la passione per la meteorologia? «Proprio come succede per il calcio o per i motori. C’è chi si emoziona per un gran gol o per il sorpasso di una Ferrari. Io invece la stessa gioia l’ho sempre provata nell’investigare il tempo e le stagioni. Fin da quando ero piccolo».
Può raccontarci un aneddoto in tal senso? «Ricordo come fosse ieri che a sette anni ho chiesto ai miei genitori un termometro specifico per misurare le temperature nei luoghi freddi. Quelli erano i miei primi passettini verso la conoscenza della natura e le misurazioni delle temperature. A 18 anni invece ero al settimo cielo: mi sono comprato una piccola stazione meteo per osservare la potenza dei venti e cimentarmi nelle prime previsioni».
Ma come si fa a diventare metereologi? «Il percorso non è semplice e nemmeno troppo comune. Chi sogna di diventare il Giuliacci del futuro deve intraprendere un cammino abbastanza tosto. Io mi sono laureato in fisica dell’atmosfera a Bologna, specializzandomi in fisica del pianeta Terra. Studi non semplici, ma che mi hanno consentito di raggiungere il mio sogno».
Com’è la giornata tipo di chi fa il suo mestiere? «La mia sveglia suona molto presto: alle 5 sono già in piedi. D’altronde per le 6,30-7 devo aver già prodotto una prima previsione meteo. In media, in fondo a una giornata, porto a termine almeno tre osservazioni complete».
Secondo lei avrà un ulteriore sviluppo la sua professione? «Oggi non è semplice trovare il proprio spazio nemmeno per un settore come il mio che richiede molte competenze specifiche, proprio come avviene in tutti gli altri ambiti della vita. Voglio però lanciare un messaggio forte e chiaro a quanti volessero provare a intraprendere questa carriera: non mollate mai. Non arrendetevi alle difficoltà. Con costanza e passione i desideri si realizzano. La curiosità del metereologo poggia sulle stesse basi dei sognatori».