BRUNO BERTI
Cronaca

Empolese, la guerra fa paura all’industria. "Bisogna potenziare il Distretto"

Le ripercussioni del conflitto in Ucraina pesano sulle attività. E ora i sindacati lanciano l’allarme

Empolese, la guerra fa paura all’industria. "Bisogna potenziare il Distretto"

Empoli, 26 maggio 2022 - ​Nel nostro Paese l’anno 2021 ci ha portato in regalo uno sprint economico importante, propiziato dal buon vecchio manifatturiero, l’industria, a cui hanno contribuito in misura rilevante la realtà dei distretti industriali e il digitale.

E non è che l’anno scorso non ci avesse già fatto vedere una parte dei problemi con cui stiamo facendo i conti oggi: le catene della fornitura avevano già cominciato a incepparsi e i prezzi dell’energia si erano impennati in misura pesante (mancava la guerra e di essa avremmo fatto volentieri a meno).

Bene, il nostro Paese aveva retto meglio di altri, ad esempio della potente Germania. C’è stato un ritorno del piccolo è bello, per così dire, aiutato in misura determinante proprio dai distretti, che hanno dimostrato la capacità di resistenza garantita da un’organizzazione, anche se informale, diffusa sul territorio e dalla determinazione a investire in digitalizzazione.

Se da questa bozza di quadro generale si passa all’esperienza del distretto della moda di Empoli, si vede che il 2021 ci ha fatto recuperare, come dice il Monitor di Intesa Sanpaolo, e in piccola parte migliorare (+0,2%), i lusinghieri livelli miliardari di export del 2019, quando l’epidemia era ancora di là da venire.

Adesso si tratta da un lato di fare i conti con le conseguenze socio economiche della guerra in Ucraina e dall’altro di confermare la particolarità del distretto. A questo proposito Sergio Luschi e Giuseppe Dentato della Filctem-Cgil, guardando a quanto sta accadendo, sono d’accordo sul ruolo dei distretti, ma fanno notare che, se l’epidemia dal punto di vista economico adesso non crea particolari problemi, c’è da fare i conti con una guerra che ha fatto ripiombare l’Europa nell’incubo di un conflitto armato. Dentato sottolinea anche che nella nostra zona abbiamo pure un altro distretto industriale, quello della gomma e plastica, "che semmai deve vedersela con una carenza di personale: basti pensare all’Irplast".

«È chiaro – riprendono Luschi e Dentato - che qualcosa deve essere fatto per evitare che le piccole imprese vadano incontro a gravi problemi proprio a causa del conflitto ucraino". I sindacalisti sottolineano anche che nel quadro c’è da considerare l’opportunità e il contributo rappresentati dalla presenza sul territorio di un’impresa impegnata nel digitale come Var Group. Per chiarire, ragionando di distretti, stiamo parlando di circa ottomila addetti nella moda, oltre mille nella gomma e plastica e dei 350 ‘superstiti’ delle glorie di un tempo del vetro, in buona parte concentrati nella fabbrica della Zignago al Castelluccio.

«C’è un problema degli investimenti, che in molti casi latitano, ma non nella gomma e plastica e alla Zignago. E per il vetro, che comunque deve fare i conti con i costi energetici, vediamo una buona prospettiva nell’economia circolare. Nella moda ci sono numeri interessanti per l’export, certo, ma non c’è maggiore occupazione".

Con ogni probabilità sono aumentate le produzioni all’esterno, dicono alla Cgil, e le imprese cinesi contoterziste,quelle che hanno salvato, per così dire, l’abbigliamento dalla penuria di dipendenti che si era già concretizzata una ventina d’anni fa, quando avevano iniziato a scarseggiare le cucitrici.

"Pensiamo – sottolineano Luschi e Dentato – che sul territorio ci sia da lavorare per rendere sempre più forte l’esperienza distrettuale. In questo quadro una mano la potrebbe dare l’Asev, l’Agenzia per lo sviluppo. Crediamo di poter dire che è in atto una sfida per il cambiamento", una sfida che non si può perdere.