REDAZIONE EMPOLI

"I cacciatori? Specie in estinzione Restrizioni spesso un controsenso"

Le doppiette rivendicano il ruolo che svolgono a favore delle coltivazioni e della sicurezza "Siamo un presidio attivo in boschi e campi. Gli abbattimenti di ungulati ce li chiedono gli agricoltori"

Sono sempre meno, ‘braccati’ da restrizioni che ne limitano l’attività; quando invece quest’ultima potrebbe essere una soluzione al problema degli ungulati che devastano vigne e raccolti. I cacciatori, anche dalle nostre parti, sono una ‘specie’ in via di estinzione e gli animali selvatici - cinghiali, caprioli, volpi - hanno vita facile tra i filari dove piluccano i succosi e dissetanti acini in questa torrida estate. Nei distretti di caccia Montaione 2 e 3, che coprono un territorio che va da Iano al Montalbano, sono circa 400 le doppiette che hanno la licenza per la caccia di selezione al capriolo; mentre per la caccia al cinghiale sono circa 670, iscritte a sette squadre che si muovono in gruppi non inferiori a venti unità nelle ’zone vocate’. Gli ‘individuali’, invece, esercitano nelle aree non vocate (per un massimo di tre unità), dove vengono ingaggiati anche dai proprietari di terreni per essere liberati dagli assalitori dei loro raccolti. "Nel popolo dei cacciatori non c’è ricambio generazionale – spiega Leonardo Ciulli, segretario Arci Caccia di Castelfiorentino – L’età media è 65 anni. I più giovani hanno sulla trentina e spesso sono figli di cacciatori". Un fatto di cultura, probabilmente; ma c’è altro. Ciulli ammette che con ambientalisti e agricoltori il rapporto non sempre è facile. "Eppure, spesso sono i proprietari di terreni agricoli a chiederci aiuto per gli abbattimenti per i danni che cinghiali e altre specie fanno ai loro raccolti; salvo però essere poco collaborativi, quando per esempio – specifica il segretario - non agevolano l’accesso ai fondi, delimitati da catene o recinzioni. Come facciamo, una volta abbattuta la preda, a portarla via se non possiamo avvicinarci con un mezzo?". Anche l’orario di caccia, secondo Ciulli, andrebbe rivisto. "Il cinghiale può essere cacciato da un’ora prima del sorgere del sole a un’ora dopo il tramonto. Peccato che sia un animale che esce allo scoperto solo all’imbrunire. Sarebbe più utile concedere una proroga sul tempo di fine giornata. Nelle zone non vocate, sarebbe utile autorizzare nel periodo invernale gruppi più numerosi".

Altro aspetto da migliorare sono le concessioni per la caccia di selezione al capriolo. "Ogni cacciatore di selezione può abbattere massimo tre capi, cui vengono applicate delle fascette assegnate preventivamente; ma non tutti sono cacciatori assidui e quindi il rischio è che il numero di animali che dovrebbe essere abbattuto, perché considerato infestante, rischia a fine stagione venatoria di non essere raggiunto. Per una corretta gestione – dice il segretario Arci Caccia – sarebbe meglio che ad assegnare le fascette fossero i presidenti delle zrv per le zone a rispetto venetorio e non il capodistretto. I cacciatori responsabili stanno attenti alla sicurezza propria e altrui – chiosa Ciulli - sono una risorsa per la tutela dei prodotti agricoli e per prevenire incidenti stradali".