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Le operazioni di trasferimento. dopo la. lite al centro di accoglienza di Pistoia
Una riunione fiume mercoledì pomeriggio. Collegato online anche il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, ovviamente il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi e tutti i vertici delle istituzioni locali, il prefetto pistoiese Licia Donatella Messina, la Regione Toscana, l’Asl, la Diocesi, con il vescovo monsignor Fausto Tardelli, e poi i rappresentanti della Caritas. Vicofaro – la parrocchia di Pistoia che da anni accoglie migranti – chiede una risposta. La chiedono i centocinquanta ospiti del centro di accoglienza gestito da don Massimo Biancalani. La chiedono i residenti del quartiere. La chiede la città di Pistoia che martedì ha assistito a un episodio di violenza senza precedenti con la lite - seguita da accoltellamento - tra due giovani migranti. E la risposta è arrivata.
Ieri pomeriggio il parroco ha ricevuto l’elenco dei primi quaranta ospiti che saranno accolti nei Cas gestiti da cooperative: tra le destinazioni anche Empoli oltre che Valdinievole, Prato e Firenze. Il gruppo che verrà trasferito oggi tra Empoli e Firenze consta di 25 persone.
Una svolta nel progetto di accoglienza portato avanti dal 2013 dal parroco dei migranti. I trasferimenti saranno graduali, e gestiti anche dal personale delle cooperative che operano nei Cas (i centri di accoglienza straordinaria). Per ognuno dei richiedenti asilo che verrà trasferito sarà messo a punto un progetto individuale, che tenga conto della sua storia, del percorso fatto finora. Per questo, come ha spiegato lo stesso don Biancalani, sarà al lavoro un gruppo di cui faranno parte i volontari del centro, coloro che finora hanno seguito gli arrivi e dato ad ognuno degli ospiti un primo indirizzo.
La storia di Vicofaro è lunga dieci anni, da quando nel 2013 nacque il primo centro di accoglienza per l’emergenza freddo. All’epoca, gli ospiti erano 6 o 7, tutti italiani senza fissa dimora. Poi iniziò l’esperienza di accoglienza dei giovani migranti, confluita nel 2016 nell’apertura del Cas (centro di accoglienza straordinaria) presso le parrocchie di Santa Maria Maggiore a Vicofaro e di Ramini, durata due anni, fino alla cessazione nel 2018, dopo vari controlli delle forze dell’ordine, a seguito dei quali molti degli ospiti risultavano destinatari di provvedimenti di revoca delle misure di accoglienza per motivi disciplinari o a seguito di arresto per spaccio di stupefacenti. Ma il colpo di grazia arriva a settembre 2020, in piena pandemia: cento dei ragazzi del ’don’ sono costretti a traslocare negli alberghi sanitari, molti a Montecatini, altri si danno alla macchia. Dal 2021, l’accoglienza è ripresa e con essa il confronto, a volte aspro, con i residenti della zona, esasperati per le condizioni igienico sanitarie della struttura che ha sede in un quartiere residenziale e per i continui episodi di violenza che avvengono nella parrocchia.
L’ultimo, e forse il più grave, risale a martedì sera, quando un giovane gambiano di 31 anni è stato accoltellato alla gola da un 35enne nigeriano, anche lui ferito. Dopo un’operazione d’urgenza, il 31enne è stato trasferito all’ospedale di Prato, dove si trova ricoverato in prognosi riservata. L’altro è stato denunciato con l’accusa di tentato omicidio. Ma il suo rientro al centro di accoglienza, persino al lavoro nella dotta vivaistica in cui è impiegato, ha creato non poco sconcerto tra i residenti, che sono tornati a protestare questa volta per una situazione di grave pericolo, temendo la presenza di un potenziale assassino a due passi dalle loro case e della scuola che ogni giorno accoglie decine di bambini.
Martina Vacca