
Silvia Baragatti, la mamma di Maati Moubakir, il 17enne di Certaldo assassinato. a Campi Bisenzio lo scorso 29 dicembre
EMPOLI "Pochi ma buoni? Non è una giustificazione. Le assenza si sentono. Certo, le presenze contano tanto, ma la pacca sulla spalla non è più accettabile. Bisogna iniziare a pretenderla la partecipazione. Quello che è successo a Maati lacera i tessuti di una comunità intera. Ma questa comunità oggi, dov’è? Dove sono i cittadini? Dove, gli studenti?". La battaglia per Maati, tra amarezza e delusione. Non soltanto da parte del comitato, che puntava su una presenza massiccia degli istituti superiori dell’Empolese Valdelsa (ha presenziato solo l’Enriques di Castelfiorentino); a parlare ad una piazza semivuota sono stati anche i rappresentanti delle istituzioni, Marco Pierini in primis. Il vicesindaco di Montespertoli ha affrontato la questione senza usare mezzi termini. "Anche se i ragazzi sono pochi, non è inutile questa piazza. Continueremo a parlargli. Così come sta facendo Empoli, anche il Comune di Montespertoli si mette a disposizione per studiare luoghi, progetti e spazi. Qualche metro quadro in più in cui possano ritrovarsi. Le porte delle amministrazioni comunali sono aperte. Se almeno non volete varcarle, troviamoci a metà strada".
Dal sagrato della chiesa, si sono susseguiti senza sosta gli interventi di sindaci e assessori. "Sottolineiamo le assenze, ma è giusto anche ringraziare chi ha risposto alla chiamata – ha dichiarato il sindaco di Empoli Alessio Mantellassi –. Grazie ai genitori di Maati: hanno avuto il coraggio di trasformare il dolore personale in una forza che, comunque, ci unisce". Lavorare insieme per costruire una comunità che si prenda cura delle giovani generazioni. "Inizieremo presto – ha aggiunto l’assessora alla Sicurezza del Comune di Empoli Valentina Torrini – Abbiamo attivato tanti progetti per combattere il disagio giovanile e la dispersione scolastica, fenomeni che a Empoli si sentono forte. Abbiamo ricevuto un finanziamento di 3 milioni di euro per portare progetti nuovi all’interno del vecchio ospedale, indirizzati alla fascia che va dai 14 ai 20. Proprio quella a cui parliamo oggi da questa piazza. E abbiamo vinto un bando per dare vita ad un nuovo spazio giovani all’interno dell’ex cinema La Perla. Vogliamo concedere nuovi luoghi di aggregazione ai giovani, con la consapevolezza che ce ne sia un gran bisogno". Scarsa partecipazione e un’indifferenza che continua a uccidere, metaforicamente e non.
"L’indifferenza uccide come un’arma – ha proseguito Mantellassi –. La sfida? Riproporre un secondo appuntamento e portare in strada il doppio degli studenti". Eppure non si può essere indifferenti al dilagare della violenza, in tutte le sue forme. "Lo vediamo tutti i giorni – è andata avanti Torrini –. Aumentano i furti, le rapine, gli atti di violenza contro le persone o le cose. Siamo qui stamani con l’intento di denunciarla, dichiararla, questa escalation. Se ci preoccupa la violenza dei cattivi, ciò che più ci deve interessare è l’indifferenza de buoni. Maati è stato ucciso dall’indifferenza di chi ha visto e ha pensato che niente poteva fare per salvarlo". La scuola non scende in piazza? E’ la famiglia di Maati a entrare nelle classi e provare a sfondarlo questo muro di distacco e noncuranza. "E’ difficile – conclude Silvia Baragatti –. Sono stata invitata alla Russell-Newton di Scandicci per parlare davanti ad un auditorium pieno di lacrime e di silenzi. E’ stato toccante. Lancio un appello, di nuovo, alle scuole del territorio. Siamo disponibili a portare la nostra testimonianza. Forse facendo toccare con mano ai giovani il dolore che prova una famiglia, il messaggio si umanizza e arriva meglio".
Ylenia Cecchetti