Il premio Nobel al Boccaccio. Parole di speranza citando Dante: "La pace dipende da tutti noi"

Il dissidente russo: "Ci siamo opposti a Putin, poi l’ong Memorial è stata liquidata. Ma non ci arrendiamo"

Il premio Nobel al Boccaccio. Parole di speranza citando Dante: "La pace dipende da tutti noi"

Boris Belenkin, premio Nobel per la Pace nel 2022. , a Palazzo Pretorio a Certaldo: è stato l’ospite finale della 43esima edizione del Premio letterario Giovanni Boccaccio, che si è chiusa ieri

Certaldo, 16 settembre 2024 – Ha nominato Dante e Boccaccio, nel parlare della situazione geopolitica attuale con uno sguardo al conflitto russo-ucraino. E dopo aver ricevuto dal presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo il riconoscimento ’Festina lente’, gli è stato consegnato anche il ’Premio Boccaccio – Pace e Speranza’. E’ stato Boris Belenkin l’ospite finale della 43esima edizione del Premio letterario Giovanni Boccaccio, chiusasi ieri. Il settantunenne russo, direttore della biblioteca Memorial dalla sua fondazione nel 1990 e Nobel per la Pace nel 2022, vive oggi in esilio in Repubblica Ceca, a seguito della decisione della magistratura russa di chiudere l’organizzazione non governativa Memorial. E nel corso del dibattito che si è svolto al parterre di Palazzo Pretorio, alla presenza fra gli altri del consigliere regionale Enrico Sostegni, del sindaco Giovanni Campatelli e del sopracitato Mazzeo, ha ripercorso la storia di Memorial fino ad arrivare alle ultime vicende.

"L’esperienza di Memorial nacque anche dopo i fatti di piazza Tienanmen, da un gruppo di persone entusiaste che chiedeva la verità sugli anni della repressione in Unione Sovietica. Negli anni 2000 l’organizzazione si è imposta non solo come presidio di ricerca e di attenzione ai diritti umani, ma anche come opposizione al regime di Putin – ha detto – e anche adesso che è stata liquidata, Memorial fa quel che può". Belenkin si è tuttavia mostrato scettico circa la prospettiva di una pace imminente fra Russia ed Ucraina. "Più che di fiducia, in questo caso è lecito parlare di speranza. Dipende da ciascuno di noi. Vorrei leggere un estratto da ’Il Processo’ di Kafka, visto che siamo nella terra di un grande scrittore – ha detto, omaggiando Boccaccio – quando l’abitante del villaggio arrivò alle Porte della Legge, il guardiano gli negò per anni l’ingresso nonostante fossero aperte. E solo in punto di morte scoprì che erano rimaste aperte solo per lui. Se la speranza dell’uomo non fosse stata passiva, lui sarebbe entrato. Dipende dal contesto: la speranza in certi casi è impossibile, come asserivano alcuni scrittori sopravvissuti ai gulag e ai campi di sterminio. Un po’ come Dante all’Inferno: ’Lasciate ogni speranza o voi che entrate’".