Il racconto dell’incubo: "Minacce e violenze dopo le nozze combinate. Poi la forza di denunciare"

La testimonianza di una vittima accolta dal centro Lilith qualche anno fa. Ora un progetto per riabbracciare la vita in collaborazione con la Uisp.

Il racconto dell’incubo: "Minacce e violenze  dopo le nozze combinate. Poi la forza di denunciare"

La testimonianza di una vittima accolta dal centro Lilith qualche anno fa. Ora un progetto per riabbracciare la vita in collaborazione con la Uisp.

EMPOLI

Uisp Empoli Valdelsa e Centro Lilith di Empoli insieme per ’Free me sport’, un progetto per le donne e con le donne per uscire dalla violenza e riabbracciare la vita attraverso lo sport. L’iniziativa, che partirà nei prossimi giorni e si svolgerà due volte a settimana, è finanziata dalla Fondazione Intesa Sanpaolo ente filantropico. "Ogni anno scegliamo un tema di rilevanza sociale da poter sensibilizzare attraverso le nostre offerte sportive – racconta la presidente di Uisp Empoli Valdelsa, Arianna Poggi – e quest’anno abbiamo deciso di fare qualcosa per le donne che hanno subito violenza, proponendo un progetto che potesse riavviare il nucleo familiare. Sono dieci le donne che si sono rivolte al centro Lilith ad aver aderito con i loro figli. Mentre le madri potranno partecipare a un corso di fitness, infatti, contemporaneamente e soprattutto nello stesso luogo i bambini potranno praticare attività ludico-motoria. L’obiettivo è avvicinare le donne vittime di violenza alla pratica motoria in sicurezza e senza ostacoli.

L’attività sportiva, infatti, è un mezzo per ricominciare a prendersi cura di sé, aumentare l’autostima e il benessere psicofisico". Una proposta accolta con entusiasmo come racconta una partecipante. "È una bellissima occasione di fare sport e stare insieme ai propri figli, ma soprattutto senza doversi spostare da un luogo all’altro – spiega la donna –. Sono tante le attività di gruppo che ci offre il centro, ma questa è sicuramente una bellissima opportunità in più". Il suo passato, come purtroppo quello di tante altre donne, è stato caratterizzato dalla violenza. "Quando ero ancora piccola i miei genitori mi hanno obbligata a un matrimonio combinato – racconta – e da subito sono cominciate le botte e i maltrattamenti, ma inizialmente non gli davo molto peso perché nella nostra cultura sono normali. Con il passare degli anni la situazione, però, è peggiorata con mio marito che mi incolpava perfino della cattiva salute di nostro figlio, imputandomi di non essermi presa adeguatamente cura di lui. Così, l’unico modo per scappare a tutta questa violenza era il lavoro, ma lui non ha mai voluto che lavorassi e per un mese di seguito tutte le volte che tornavo a casa mi ha picchiata".

Tra una pausa e l’altra, anche a distanza di anni non è facile rivivere quell’incubo. "L’episodio che ha fatto traboccare il vaso è stato quando una sera, dopo essere tornata tardi da lavoro senza poter avvertire perché mi si era scaricata la batteria del cellulare, appena entrata in casa mi ha presa a calci e pugni davanti ai nostri figli minacciando di uccidermi, proseguendo con un pezzo di ferro alle cinque del mattino quando è tornato da lavoro. Quel giorno a lavoro sono andata vestita con una maglia a maniche lunghe anche se era estate e il mio titolare mi ha chiesto se andava tutto bene – conclude –. In un primo momento non volevo raccontare niente, poi però prendendomi da una parte mi ha confessato che sua sorella era morta per le conseguenze delle violenze subite dal compagno e che se non gli avessi permesso di aiutarmi i miei figli non me lo avrebbero mai perdonato. Così gli ho detto tutto e lui mi ha accompagnata prima da un avvocato, poi dai carabinieri e infine al pronto soccorso. Poi al Centro Lilith ho trovato un sostegno prezioso per ricominciare a vivere".

Simone Cioni