Oltre i vecchi dissapori, ormai sepolti da tempo. Giancarlo Antognoni giura che non cambierebbe niente del rapporto – conflittuale e spigoloso ma anche schietto – che fu. Nel giorno in cui Firenze e tutto il mondo del calcio piangono la morte di Aldo Agroppi, Giancarlo Antognoni ha un solo rimpianto: "Non averlo potuto abbracciare per un’ultima volta", assicura l’Unico 10. Agroppi fu forse il solo ad averlo mai messo in discussione, costringendolo alla staffetta con Onorati. Un’eresia per Firenze e i tifosi. "Non è un segreto: insieme abbiamo vissuto momenti più o meno piacevoli, fa parte della vita – continua Antognoni –. Ma ormai da tempo avevamo riallacciato i rapporti, con il passare degli anni poi l’ho capito anche io: venivo da un brutto infortunio e in quel momento non ero in condizione". Tutto si risolse con un’esplosione di gioia. "Il momento più bello che mi lega ad Aldo fu il gol di testa contro l’Udinese che ci permise di qualificarci alla Coppa Uefa. Quella rete smorzò tutte le polemiche e le incomprensioni. Non dico che ci siamo riappacificati perché un vero strappo non ci fu mai". Tant’è che i contatti sono andati avanti negli anni: "Ci sentivamo spesso – conferma Antognoni –. L’ultima volta via messaggio, due mesi fa. Oltre a vari aneddoti, mi consigliò di tornare nell’ambiente calcistico. Domani (oggi, ndr) andrò a salutarlo per l’ultima volta".
Risale a un mese fa invece l’ultimo scambio di messaggi tra Agroppi e un altro grande ex viola come Stefano Carobbi. Una foto in bianco e nero che lo ritraeva in marcatura stretta su Antognoni e parole di ammirazione con la mente che correva indietro nel tempo: "Strano, vero? Perugia-Fiorentina 1975/76. Ebbi un compito difficile nel doverlo marcare – ricordava Agroppi –. Ancora oggi sono molti i tifosi viola che nutrono rancore nei miei confronti. Giancarlo veniva da due anni di completo riposo e comunque venne in ritiro a Serramazzoni. La condizione fisica inesistente non gli permise un buon rodaggio. Gli spiegavo di non aver fretta". Il messaggio prosegue con un mea culpa: "Potevo io, esordiente in Serie A, giocarmi la categoria andando contro un mito, più importante degli Uffizi? Commisi un grande errore, ancora oggi me ne dolgo: Samp-Fiorentina, vincevamo 1-0. Finito il primo tempo lo sostituii! Non c’era motivo. Comunque 23 presenze su 30 le collezionò. Ci sentiamo sovente in occasione delle ricorrenze. La primissima telefonata? Gli dissi: “Sei nato il primo aprile ma niente scherzi”".
Oggi Carobbi quasi si commuove rileggendo quelle parole: "Era un punto di riferimento, è stato un maestro per tanti giovani. L’aneddoto a cui sono più legato? Ricordo che mandava il suo vice, Piaceri, dalla parte opposta della panchina, perché avevo bisogno di essere guidato, ero un po’ troppo esuberante. Mi ricordo che lui tutte le volte mi chiamava Cianci, non so nemmeno perché, avevamo un rapporto bellissimo. Mi diceva sempre: “Ti mando il pilota, così se c’è da fermarti ti fermi – conclude Carobbi –. Una persona schietta, forse anche troppo. Nel calcio di oggi non ci sono più figure così genuine".
Alessandro Pistolesi