
Il proprietario del ristorante ’C.risiamo’ di via Roma
Empoli, 19 febbraio 2021 - «Un tavolo per quattro? Prego, accomodatevi". Giovedì, ora di pranzo, quinto giorno di zona arancione. Serrande semichiuse e viavai di clienti affamati che prendono pranzi da asporto. È così un po’ ovunque tranne che al ’C.risiamo’ di via Roma. Qui i clienti entrano, si siedono al tavolo, ordinano da mangiare. Nell’attesa magari si versano un goccio di vino, mentre il calice restituisce quel suono magico per le orecchie, specie dopo questi giorni faticosi, fatti di restrizioni e pranzi al sacco. Eppure mangiare al ristorante in zona arancione si può. E senza il rischio che una multa salata mandi di traverso il boccone.
«Nessuno stratagemma, nessun gesto simbolico, nessuna protesta. È tutto secondo le norme", si affretta a dire Luigi Di Dio Faranna, proprietario del ’C.risiamo’. Ma come è possibile? "Abbiamo studiato a fondo l’ultimo decreto – riprende – C’è scritto chiaro e tondo che il servizio al tavolo, sempre nel rispetto delle norme, è consentito per quelle attività di ristorazione che fanno servizio mensa per le aziende. Ho consultato avvocati e commercialisti, ci sono stati casi simili anche nel nord Italia. Abbiamo chiesto il parere delle istituzioni e dopo una serie di passaggi abbiamo cambiato il nostro codice Ateco. Adesso eccoci qui: possiamo far sedere solo i dipendenti delle aziende con le quali abbiamo stipulato un’apposita convenzione tramite un contratto".
Et voilà: il ristorante si è convertito in un servizio mensa. Una trasformazione necessaria, per sopravvivere ma soprattutto per dare ossigeno ai dipendenti. "Ho richiamato dalla cassa integrazione cuochi e camerieri, in totale sono riuscito a salvare otto posti. Per noi la mensa non è un gran guadagno, lo facciamo soprattutto per dare un servizio a chi altrimenti dovrebbe mangiare chiuso in ufficio".
Mercoledì l’inaugurazione della mensa aziendale. E, puntuali, sono arrivati i controlli dei vigili. "Hanno visto i documenti e verificato che tutto fosse in regola. E lo era", puntualizza ancora Luigi. La riapertura non è passata inosservata e ha fatto stropicciare gli occhi a molti ristoratori. Questa formula può rappresentare l’ultima arma per rispondere ai colpi della crisi, senza dimenticare, tuttavia, che le chiusure sono dettate dalla necessità di limitare i contagi. "L’iter non è stato semplice – chiarisce il proprietario del ristorante di via Roma – Noi siamo stati facilitati dalla conformazione del locale, è necessario che ci siano due ambienti divisi, uno per l’asporto e l’altro per la mensa. Quando torneremo in zona gialla probabilmente dovremo di nuovo cambiare il codice Ateco e riconvertire la sala mensa in ristorante".
La pausa pranzo con servizio al tavolo è consentita solo per i dipendenti delle aziende convenzionate. Per tutti gli altri – studenti o normali clienti – non c’è posto e si ripiega sull’asporto. A giudicare dalle adesioni, la nuova mensa sembra aver colto nel segno. Ieri ad esempio i camerieri hanno servito quattro tavoli, sempre nel rispetto di tutti i protocolli anti-contagio. "Abbiamo già attivato la convenzione con otto attività, tra aziende, banche e studi dentistici – conclude Di Dio Faranna – Altre si sono informate. Il contratto deve essere firmato dal titolare dell’azienda e contenere tutti i nomi dei dipendenti che usufruiranno della mensa, nel rispetto della privacy. È stato faticoso ma alla fine con tanta forza di volontà ce l’abbiamo fatta. E ora possiamo limitare i danni della crisi, nonostante l’arancione".