SAMANTA PANELLI
Cronaca

"Voglio andare dalla mia Ilaria", il dolore della mamma al funerale / FOTO

Tanta gente per l’addio alla ciclista di 33 anni trovata morta in casa

La madre di Ilaria Rinaldi davanti al carro funebre al termine delle esequie nella chiesa di Castelfiorentino

Empoli, 6 aprile 2018 - "Sport, vita, fragilità, legami. Questa era Ilaria. Uno di quei fiori che mostra bellezza e grandezza, ma nasconde fragilità". Don Alessandro Lombardi, dall’altare della chiesa di Santa Verdiana, racconta chi non c’è più. Ilaria Rinaldi, talento delle due ruote, strappata alla vita a 33 anni, tra la notte e la mattina di un giorno di festa, da condividere tra abbracci e sorrisi. Lacrime e incredulità, c’è posto soltanto per l’ora nella chiesa, affollata dagli amici della giovane. «Voglio andare da Ilaria», il lamento straziante della mamma. ‘Ila’ come è scritto sulla zampa di un grosso peluche bianco sistemato vicino alla bara di legno chiaro. Al collo del cucciolone un grosso fiocco rosa, come i fiori scelti da babbo Domenico, da mamma Graziella e dal fratello Yuri e come la maglia da gara, indossata dalla ex stella del ciclismo che conta. Sella e chilometri da macinare, quella fin da piccola la vita di Ilaria.

Lo ricorda don Alessandro. "Ha vinto fin da ragazzina – sottolinea – Babbo Domenico l’ha indirizzata, non le ha mai fatto mancare il suo appoggio". L’omelia scorre tra immagini di forza e tenerezza al tempo stesso. "Grinta sui pedali, fragilità dentro sé – continua il parroco – Ilaria era così, perché grinta e fragilità vanno sempre a braccetto".

E’ così tra "sforzo, gara, rischio, corsa, traguardo" è così nella vita. Perché la vita è come lo sport, "ciò che capita in gara può accadere ogni giorno. Chi fa sport sa che esistono gli infortuni che siano un acciacco, uno sprint partito con il piede sbagliato, un catena saltata. Ecco, la gomitata inattesa o il chiodo, beh... fanno parte del percorso di ognuno".

Alla mente di chi siede in silenzio, stretto alla famiglia della 33enne, castellana di origini ma gambassina di adozione, tornano le immagini di quella ragazza tenace, con le mani strette al manubrio, la testa bassa e i capelli biondi, indomabili. Come la sua passione, come la sua voglia di vivere e di vincere.

"Ma come si fa? Come si fa?», sussurrano gli amici, tanti del mondo del ciclismo, della vita di ogni giorno. Strette di mano, lunghi abbracci, carezze accomunano tutti coloro che hanno dovuto dire addio a una ragazza che «con l’anima, sulle due ruote portava allegria – continua ancora don Alessandro, ricordando anche il capitano viola Davide Astori, anche lui scomparso all’improvviso troppo giovane –. Intorno alla bici, Ilaria aveva costruito le sue relazioni più importanti".

Fa male pensare alla sua ‘compagna’ di tante fatiche, ora orfana. Costretta al palo, senza nuovi traguardi da tagliare. Manca il fiato. Sa di ingiustizia. Poi il feretro lascia la navata, i palloncini colorati liberati in cielo e trascinati dal vento scappano via in volata. E scoppia un applauso per la campionessa, solare e riservata al tempo stesso, cresciuta tra successi e qualche errore, ma brava a conquistare, prima dei podi, i cuori.