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Industria conciaria in crisi: calo dell'8,5% nella produzione di pelle nel Valdarno

Unic segnala un calo del 4,1% nel fatturato e dell'8,5% nella produzione di pelle nel Valdarno nei primi tre trimestri del 2024.

Lavorazione in conceria (foto d’archivio)

Lavorazione in conceria (foto d’archivio)

Sono i numeri a certificare la congiuntura del mondo della pelle che nel Valdarno è centrale per l’economia della zona. Unic, l’organismo nazionale italiano per l’industria conciaria, ha riportato i risultati dell’industria della concia nei primi tre trimestri del 2024, con un calo complessivo del volume di produzione pari all’8,5% e del fatturato pari al 4,1% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.

Unic afferma che il momento di mercato appare estremamente negativo, se si considera, inoltre, che l’ultimo anno chiuso positivamente è stato il 2022: negli ultimi 24 mesi, infatti, il settore ha perso il 17,2% della produzione e il 10,3% del fatturato.

Anche i flussi di esportazione italiani di pelli finite mostrano un calo complessivo, con una flessione del 2,7% in euro e del 5% in metri quadrati nel periodo gennaio-agosto 2024 (ultimo disponibile), rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nonostante il segno negativo delle esportazioni totali, l’analisi delle singole spedizioni per principale paese di destinazione mostra tendenze differenziate, anche di notevole intensità.

Tra i 20 principali paesi esportatori, la Francia (+3%, prima destinazione estera per le pelli italiane), la Spagna (+20%), la Cina (+4%, compreso Hong Kong), il Vietnam (+23%), la Germania (+5%), la Corea del Sud (+7%) sono in crescita di valore, mentre la Romania (-12%), gli Usa (-3%), la Tunisia (-12%), il Portogallo (-15%), la Polonia (-9%), l’Albania (-12%), il Regno Unito (-3%), la Slovacchia (-16%), il Messico (-11%), la Repubblica Ceca (-16%), l’India (-4%), la Turchia (-20%) e l’Ungheria (-13%) hanno registrato cali. La Serbia è stabile.

Dall’analisi dell’andamento dei singoli segmenti e distretti produttivi della conceria italiana – si apprende – purtroppo non si riscontrano eccezioni al quadro negativo sopra citato. In termini di produzione per origine animale, le pelli bovine presentano in media variazioni meno negative rispetto a quelle ovine e caprine, mentre in termini di settore di destinazione d’uso le difficoltà sembrano essere diffuse per tutti i tipi di clienti. Il fatturato di tutti i principali distretti nazionali di concia è in calo.