
Infermiera aggredita Paziente psichiatrico le lancia una scarpa Soccorsa da due Oss
EMPOLESE VALDELSA
E’ ancora allarme aggressioni nei confronti del personale sanitario. L’ultimo episodio si è verificato in una struttura residenziale a bassa intensità di cura, nel comune di Gambassi Terme. A renderlo noto è la Funzione pubblica Cgil che spiega i recenti fatti accaduti. Un utente, inserito in un percorso di cura riabilitativo, si è scagliato contro un’infermiera che le stava somministrando la terapia, e due operatrici sanitarie sono state costrette a chiamare il 112 per essere aiutate a gestire la persona. Per fortuna nessuno ha subito danni fisici, ma le lavoratrici in servizio sono ancora emotivamente provate. L’uomo, che condivide con altre due persone l’alloggio presso il quale è stato collocato, ha lanciato rabbiosamente una scarpa verso l’infermiera, raggiungendola e colpendola, per fortuna in modo da non causarle conseguenze. La professionista è riuscita a fuggire e a mettersi al riparo. Mentre, nel frattempo, sono corse in aiuto le operatrici sanitarie che hanno chiamato i rinforzi. Tramite il 112 è stata attivata la centrale del 118. La persona è stata presa in carico e ricoverata nel reparto psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) dell’ospedale di Empoli.
"Dopo la pandemia gli utenti che necessitano di cure psichiatriche, purtroppo, sono aumentati e presentano aspetti clinici diversi, rispetto alle patologie psichiatriche conosciute finora – spiega Sabrina Leto, referente territoriale Fp Cgil Firenze –. Si tratta di pazienti spesso giovani, adolescenti in alcuni casi, e alcuni con doppia diagnosi, ovvero soggetti che hanno delle dipendenze associate a disturbi di personalità. Sono di difficile gestione dovuta proprio a momenti di forte aggressività. Nonostante gli operatori sanitari mettano in pratica tecniche relazionali di de-escalation, spesso sfociano in atti di violenza contro di loro ovvero di chi cura rischiando la propria vita".
Il sindacato mette in evidenza anche un altro elemento importante. "A causa del definanziamento del sistema sanitario nazionale mancano delle strutture residenziali terapeutiche con diversa intensità di cura rivolte ai soggetti con problemi di salute mentale. Spesso sono le Rsd, ovvero residenze sanitarie per la disabilità, che accolgono anche soggetti con patologie psichiatriche, e quelle che al momento ci sono vengono per la maggior parte date in appalto a cooperative, dove il personale necessiterebbe di una formazione specifica per l’assistenza e la cura del paziente psichiatrico". Oltre alla specificità della psichiatria – spiega ancora il sindacato – altre sono le motivazioni che hanno prodotto episodi di aggressione al personale sanitario, soprattutto nel post pandemia: l’allungamento delle liste di attesa per la diagnostica e per le vite specialistiche, i pronto soccorso quasi giornalmente in iperafflusso, la mancanza di posti letto che in estate vengono ridotti per garantire le ferie al personale. "Le figure professionali maggiormente coinvolte – aggiunge Leto – sono infermieri, medici, operatori socio sanitari, assistenti sociali, educatori, ed il 71 per cento che ha subito un’aggressione è una donna".
Irene Puccioni